CLIMA E SALUTE: IL 4,4% DELLE EMISSIONI NETTE GLOBALI DI CO2 DERIVANO DALL’ASSISTENZA SANITARIA

19 Settembre 2019 – Come riportato dal recente “Rapporto sull’impronta climatica del settore sanitario”, è proprio il sistema sanitario, la cui missione è proteggere e promuovere la salute, a contribuire in modo significativo alla crisi climatica, emettendo il 4,4% delle emissioni nette di CO2 globali.

Per capire meglio del quantitativo di cui stiamo parlando, la stima è l’equivalente delle emissioni annuali di gas serra prodotte da 514 centrali elettriche a carbone, o se considerassimo il settore sanitario come un paese, sarebbe il quinto emettitore più grande del pianeta.

L’assistenza sanitaria contribuisce alle emissioni di gas serra attraverso il consumo di energia, il trasporto, la produzione, l’uso e lo smaltimento dei prodotti. 

Il 71% delle emissioni deriva principalmente dalla catena di approvvigionamento sanitario attraverso la produzione, il trasporto e lo smaltimento di beni e servizi, quali prodotti farmaceutici e altri prodotti chimici, prodotti alimentari e agricoli, dispositivi medici, attrezzature ospedaliere e strumenti. Mentre le emissioni provenienti direttamente dalle strutture sanitarie e dai veicoli di proprietà sanitaria rappresentano il 17% dell’impronta mondiale del settore.

Inoltre, l’energia derivante soprattutto dalla combustione di combustibili fossili è al centro delle emissioni dell’assistenza sanitaria, causandone ben oltre la metà dell’impronta climatica. Quest’ultima è anche legata alla spesa sanitaria, in generale, maggiore è la spesa, misurata come percentuale del PIL di un paese, maggiore è l’emissione pro capite in quel paese.

I primi dieci paesi nella lista tra i maggiori emittenti rappresentano il 75% dell’impronta climatica globale dell’assistenza sanitaria. Tra questi, i primi tre sono gli Stati Uniti –  emettitore numero uno al mondo sia in termini assoluti che pro capite – la Cina e collettivamente i paesi dell’Unione Europea, che rappresentano oltre la metà dell’impronta climatica globale della sanità (56%).

Se la crescita e gli investimenti del settore sanitario fossero direzionati verso l’obiettivo emissioni zero, l’impronta climatica dell’assistenza sanitaria diminuirebbe in modo significativo anche con l’aumento della spesa sanitaria. Sono già stati osservati esiti positivi in quei paesi che stanno aprendo la strada alla decarbonizzazione.

Considerando che i fattori ambientali causano direttamente o indirettamente quasi 13 milioni di morti nel mondo, il 23% di tutti i decessi registrati ogni anno, il settore sanitario ha quindi l’obbligo morale ed etico di assumersi la responsabilità della propria impronta climatica. 

Infatti, le azioni da attuare non possono basarsi esclusivamente sul trattamento delle malattie associate alla crisi climatica, ma anche alla prevenzione primaria e alla radicale riduzione delle proprie emissioni. 

Sarà necessario, in linea con l’accordo di Parigi, richiedere alle strutture, ai sistemi e ai ministeri di lavorare con produttori e fornitori di beni e servizi sanitari per raggiungere emissioni nette pari a zero entro il 2050 e sviluppare un approccio integrato per raggiungere la copertura sanitaria universale e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.

B.A.

Foto: Kaara health center, Mali. 

Foto credit: Abbie Trayler-Smith

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