COVID19: L’Italia sorpassa la Cina, ma quali sono i determinanti?

L’Italia conta oltre 4000 morti dall’inizio dell’epidemia COVID-19, ma non è un problema solo sanitario!

All’alba della vittoria cinese sull’epidemia da coronavirus, in Italia si raggiungono i 4.825 morti positivi al COVID-19, 793 nella giornata odierna. L’Italia ha appena sorpassato le morti della Cina alla fine dell’pidemia di Wuhan. Tuttavia, si registrano 6.072 pazienti guariti da COVID-19, di cui 943 solo oggi .

Prima di contestualizzare alcuni dati, è importante sottolineare che l’epidemia italiana, che ormai anche la Organizzazione Mondiale della Sanità, seppure con inspiegabile ritardo, riconosce come pandemia, è appena iniziata. Mentre in Cina sembrerebbe essersi arrestata, nuovi Stati registrano i primi contagi. Perciò è importante ricordare che i dati sono e saranno in continua evoluzione, finché non verrà dichiarata la fine della pandemia.

Ci sono quattro determinanti fondamentali che possono descrivere il quadro italiano attuale.

Demografia– L’aspettativa di vita in Italia è di 83 anni e mezzo[1] ed Il 24% della popolazione italiana ha più di 60 anni (14,354,018 persone)[2].

Nell’ultimo report pubblicato dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS), l’età media dei pazienti deceduti e positivi a COVID-19 (su un campione di 3200 decessi) è 78,5 anni[3]. Questo dato incide significativamente sulla letalità della malattia, che continua ad aumentare: l’8.3 % ad oggi[4].

la letalità di una determinata malattia è ottenuta dal rapporto tra il numero di decessi dovuti alla malattia in questione e al numero totale di casi positivi in una data popolazione e in un dato intervallo di tempo

Comorbidità – Il report epidemiologico ISS del 20 marzo, dichiara che solo 6 di 481 (l’1,2%) pazienti deceduti non avevano alcuna patologia pregressa. È invece importante sottolineare come il restante avesse almeno una patologia pregressa, e che 234 pazienti (cioè il 48% di 481) avessero 3 o più patologie concomitanti.  

L’ISS riporta che 113 pazienti avevano 1 patologia diagnosticata precedentemente e 128, avevano 2 patologie. Le patologie più comuni registrate includono Cardiopatie ischemiche, Fibrillazione Atriale, Ipertensione arteriosa e Diabete mellito[5].

Peraltro, bisogna fare attenzione alle modalità di conteggio dei decessi. Infatti, nell’esperienza italiana se un paziente muore per una combinazione di più patologie (comorbidità) risultando positivo al test per il SARS-CoV2, questi sarà comunque contato come paziente COVID-19, sebbene la causa della morte possa essere attribuita ad un’altra comorbidità. Tutto ciò pesa sui dati.

È evidente che una numerosa popolazione di anziani con diverse e spesso complesse comorbidità rappresenti di per sé un peso notevole sul sistema dei servizi sanitari, cui si aggiunge ora COVID-19.

Sanità – Il sistema sanitario italiano si è trovato impreparato! La sanità italiana ha subito un importante definanziamento nel corso degli ultimi 10 anni. Inoltre, la significativa carenza di personale sanitario, specializzato e non, dovuto al mancato reclutamento agli accessi all’università e alle scuole di specializzazione contingentati da decenni, senza pianificazioni in base alle esigenze della popolazione e del sistema, pesa come un macigno sull’attuale emergenza. Come se non bastasse, analoghe ragioni circa i reparti di terapia intensiva degli ospedali italiani sono da tempo organizzati in maniera appena sufficiente a soddisfare i flussi normali, pre-epidemia!

L’ondata di ospedalizzazioni per complicazioni respiratorie ha gravato ulteriormente sulla disponibilità delle attrezzature necessarie.

L’Italia, già a corto di risorse per tempi normali, deve ora affrontare un evento eccezionale (che prevedibilmente non sarà l’ultimo). Ora, la disponibilità di personale sanitario già insufficiente, si sta riducendo ulteriormente a causa del numero crescente di operatori sanitari positivi al SARS-CoV2, oltre 2000, costretti a rimanere in quarantena, sottraendo risorse importanti alle strutture del Servizio Sanitario Nazionale.

Ambiente – È stato dimostrato come la qualità dell’aria abbia un’importante conseguenza sulla trasmissione di virus[6]. La Lombardia ha relativamente un alto tasso di inquinamento dell’aria, dove Milano, Brescia, Lodi, Monza, Cremona e Bergamo rientrano nelle città più inquinate d’Italia[7].

Inoltre, La temperatura e l’umidità sono fattori già noti poiché correlati alla sopravvivenza di altri coronavirus già studiati. La diffusione del SARS-CoV2 ha dimostrato una significativa analogia nelle città e regioni dove sono presenti andamenti metereologici simili, un corridoio da est ad ovest che include Wuhan in Cina, Iran, Giappone, Sud Corea e Nord Italia[8] proprio le regioni più colpite dalla pandemia e dove il virus si è diffuso in prima istanza.

Le caratteristiche demografiche della popolazione italiana, la prevalenza di comorbidità specie nella popolazione anziana, la ridotta capacità di un sistema sanitario indebolito, l’inquinamento ambientale e la zona climatica che sembra facilitare la trasmissione, si sommano. In aggiunta, hanno un impatto significativo sull’incidenza della malattia, la quantità dei casi gravi e sulla prognosi dei pazienti CODIV19.

Marta Lettieri


One Reply to “COVID19: L’Italia sorpassa la Cina, ma quali sono i determinanti?”

  1. Condivido l ‘analisi dei fattori concomitanti che hanno inciso sul livello di gravità del fenomeno epidemico attualmente in corso nel nostro paese . Dei 4 fattori presi in esame i primi tre sono assolutamente oggettivi e incontestabili mentre il quarto,quello ambienale, è forse più difficilmente dimostrabile sebbene altamente credibile, ma necessita di ulteriori dati di indagine scientifica.

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