ESPERIENZA DAL CAMPO: IL DRAMMATICO IMPATTO DEL CICLONE IDAI IN MOZAMBICO

A soli due anni di distanza da Dineo, un altro tremendo ciclone tropicale torna a colpire la costa sud-est dell’Africa. IDAI ha toccato terra all’altezza della città di Beira durante la notte tra il 14 ed il 15 marzo, soffiando venti dalla velocità massima di 194 km/h.

Nonostante le conseguenze dettagliate di IDAI siano ancora poco definibili, si stima che oltre 1 milione di persone siano coinvolte dall’alluvione in corso. Al momento sono stati confermati 122 decessi. L’interruzione della strada nazionale EN6, unico accesso asfaltato a Beira, ha provocato l’isolamento della città, che è stata raggiunta solo oggi dai pochi voli consentiti dopo la riapertura dell’aeroporto. Le informazioni preliminari indicano: 1) danni a scuole e strutture sanitarie, inclusi perdita di materiali e forniture; 2) danni alle coltivazioni stimati in circa 168.000 ettari, che minano la sicurezza alimentare di una popolazione dipendente dall’agricoltura di sussistenza e già fortemente colpita dalle inondazioni e dalla siccità dei mesi scorsi; 3) interruzione dell’approvvigionamento idrico a causa della distruzione delle principali sistemi di fornitura; 4) aumentato rischio di malattie trasmesse dall’acqua, come il colera; 5) distruzione di abitazioni che hanno già provocato l’esodo forzato di oltre 17.000 persone; 6) aumentato rischio per la sicurezza, in particolare di donne e bambini, in quanto sono già stati segnalati episodi di sciacallaggio da parte di disperati che assaltano case e negozi, abbandonati in fretta o semi-distrutti. Beira e molti distretti delle province di Sofala e Manica sono completamente senza energia elettrica. Si prevede ora che la forza distruttrice del ciclone, ora in diminuzione, lascerà il posto ad una depressione tropicale che porterà ulteriori ingenti piogge nell’entroterra e nel vicino Zimbabwe (oltre 300 mm nelle prossime 24 ore).

La sezione regionale (Sud-Est Africa) dell’Ufficio delle Nazioni Unite per la risposta alle emergenze umanitarie (OCHA), in collaborazione con il Nazionale Istituto per la gestione dei Disastri (INGC), è al lavoro per fornire una risposta coordinata tra i diversi attori umanitari presenti in loco, mentre un team del World Food Program ha fornito un elicottero cargo pronto ad intervenire. Nel frattempo, l’Unione Europea ha disposto 150.000 euro per l’emergenza, che verranno gestiti dalla Croce Rossa locale in supporto alle popolazioni danneggiate.

Di seguito, due testimonianze dirette.

“Sono viva e sono appena arrivata al sicuro a Maputo, in capitale. E’ una situazione triste e spaventosa da testimoniare. Tutti hanno perso qualcosa a Beira. Alcuni sono morti. Non ho avuto la possibilità di visitare le aree più recondite ma ho sentito parlare di 18 persone che sono morte sulla spiaggia e di altri che, dopo essere fuggiti dalle loro case distrutte, sono tornati per recuperare il loro beni; alcuni teppisti hanno approfittato della disgrazia per rubare e saccheggiare case e negozi. In citta’ non c’è elettricità, acqua e nessuna rete di telefonia mobile che funziona. Alberi, pali e cavi ad alta tensione sono sparsi per le strade. Vetrine, muri e pareti sono rotte e distrutti. I negozi sono per lo più chiusi, le banche non funzionano, ma almeno le farmacie e gli ospedali sembrano essere operativi. 
La maggior parte delle persone in città, anche vivendo in zone vicino al mare, sono vive ma potrebbero essere state costrette a lasciare le proprie case. 
Si stima che per la piena ripresa dell’ energia elettrica ci vorranno 1 o 2 mesi.” 

“Diverse famiglie sono vive ma intrappolate nelle loro case, a Grudja, Mutindir, Buzi. Dalle prime ore del mattino 70 persone sono rifugiate sul tetto del municipio e continua a piovere. Arrivano solo messaggi audio via satellite. La regione ha bisogno di elicotteri e imbarcazioni.” 

Carlo Cerini

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