SI PUO’ PARLARE DI NAZIONALISMO VACCINALE DURANTE UNA PANDEMIA?

Nonostante ad oggi nessun vaccino contro il SARS-CoV-2 sia stato ancora approvato per l’uso, molti paesi, prevalentemente ad alto reddito, stanno già negoziando l’acquisto di oltre 8,8 miliardi di dosi di potenziali vaccini.

I ricercatori della Duke University prevedono che questa “frenesia di accordi” potrebbe significare che molti dei paesi a basso reddito non avrebbero accesso all’immunizzazione almeno fino al 2024. Le stime infatti annunciano che potrebbero essere necessari dai tre ai quattro anni per fornire abbastanza vaccino per immunizzare la popolazione globale. Ciò significa che molti paesi ad alto reddito potrebbero essere in grado di vaccinare l’intera popolazione più volte prima che la maggior parte delle persone nei paesi a basso reddito venga immunizzata.

“I paesi agiscono nel proprio interesse, il che ha senso”, ha detto Andrea Taylor, assistente al Duke Center. “Il problema a cui porta è un modello di comportamento a livello globale in cui siamo limitati nel numero di dosi che possiamo produrre nei primi anni. La corsa al vaccino causerà che la maggior parte delle dosi verranno tolte dal mercato e riservate ai paesi che le hanno acquistate precedentemente, lasciando potenzialmente molto poco per i paesi a basso e medio reddito “.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha supervisionato la creazione di uno schema chiamato Covax in cui i paesi firmatari possono accedere a una quota uguale di candidati vaccini di successo – prima destinati per gli operatori sanitari e infine per un minimo del 20% della loro popolazione.

Ma molti paesi hanno stretto i propri accordi direttamente con le aziende farmaceutiche, ha affermato Taylor, riducendo il pool di dosi che sarebbero state equamente distribuite.

L’Etiopia, ad esempio, riceverà dosi sufficienti di vaccini per coprire il 20% della sua popolazione sotto Covax, ma non ha concluso nessun altro accordo collaterale, il che significa che la maggior parte dei suoi cittadini potrebbe rimanere non vaccinata per anni.

Un altro problema che i paesi a basso reddito devono affrontare è la mancanza di infrastrutture adeguate per l’approvvigionamento della catena del freddo e quindi non saranno in grado di accedere ai vaccini che richiederanno la conservazione a basse temperature.

Le prime centinaia di milioni di dosi di un candidato vaccinale di Johnson & Johnson che può essere conservato per diversi mesi a temperature ambientali, facilitando quindi il suo lancio nei paesi a basso reddito, sono però già state acquistate in gran numero da Stati Uniti, Regno Unito, UE e Canada.

Lo studio ha confermato che Covax ha acquistato finora abbastanza vaccini per immunizzare circa 250 milioni di persone, ben al di sotto degli 1,14 miliardi di persone che si è impegnata a coprire.

L’Australia, che ha accordato di acquistare più di 80 milioni di dosi di potenziali vaccini, è uno dei pochi paesi ad alte risorse che si è impegnato a condividere la sua fornitura, in questo caso con paesi vicini più piccoli, come Vanuatu e Fiji.

Taylor ha affermato che il rapporto redatto dalla Duke University era inteso come un avvertimento e che la situazione potrebbe essere alleviata se la capacità di produzione fosse migliorata in modo significativo o se i paesi ad alto reddito accettassero di rendere disponibili le loro forniture in eccesso attraverso la struttura di Covax.

Esperti di sanità pubblica hanno affermato che la pandemia potrebbe essere prolungata inutilmente dal “nazionalismo dei vaccini”, con i paesi che accumulano le loro forniture o impongono controlli sulle esportazioni su attrezzature o ingredienti critici.

Fonte: The Guardian

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *