TUMORI: PIL E TUMORI CRESCONO INSIEME

13 febbraio – La crescita economica e i tumori crescono di pari passo.

Una ricerca condotta all’Università di Pisa su 122 Paesi nel mondo, ha analizzato il rapporto tra prodotto interno lordo (PIL) e le 8 tipologie di neoplasie più diffuse – polmone, seno, colon-retto, prostata, stomaco, fegato, cervice uterina, esofago –  al fine di esaminare le cause dell’”epidemia di cancro” che colpisce moltissimi Paesi, soprattutto sviluppati.

Lo studio, firmato da Tommaso Luzzati, Angela Parenti e Tommaso Rughi del Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Pisa, è stato pubblicato sulla rivista Ecological Economics.

Il lavoro dei ricercatori è partito dall’analisi dai dati provenienti dal progetto Globocan dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms).

“Secondo un’idea abbastanza diffusa – spiega Luzzati – l’aumento dei casi di tumore nei Paesi più ricchi sarebbe una ‘buona notizia’ perché si legherebbe sia a una migliore capacità di diagnosi, e quindi all’efficienza dei sistemi sanitari, sia all’allungamento della vita che ‘consentirebbe’ alle persone di ammalarsi di cancro anziché morire prima per altre cause”.

“Gli esiti della ricerca – riferisce lo stesso autore – mostrano che l’incremento dei nuovi casi di cancro non può essere spiegato solo dalla maggiore aspettativa di vita, da statistiche migliori e da peculiarità regionali. Piuttosto, un ruolo significativo deve essere attribuito al degrado ambientale e agli stili di vita, anche se purtroppo – precisa Luzzati – la nostra analisi empirica non è in grado di distinguere fra i due”.

Dunque stili di vita e qualità ambientale associati alla crescita economica hanno un ruolo fondamentale. Questo si manifesta anche a livello aggregato, cioè quando si va a studiare la relazione tra incidenza tumorale e PIL pro capite, nonostante non sia facile stabilire il peso relativo di ciascuno dei due fattori.

Come sottolineato dagli stessi autori le evidenze che emergono dallo studio sono significative anche a livello di definizione e programmazione perché “solo prendendo coscienza degli effetti negativi dello sviluppo economico saremo anche in grado di attuare politiche per affrontarli”.

Lo studio, per la sua originalità e le sue implicazioni ha suscitato interesse nella comunità scientifica, tra cui quello della rivista ‘Nature – Sustainability’ che lo riassume nel numero del 9 febbraio scorso.

 

D.Z

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