67ª Assemblea annuale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS): Ginevra 19 -24 maggio

La 67ª assemblea dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha aperto i lavori con un evento assolutamente rilevante sotto il profilo geopolitico.

I paesi BRICS – Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica – hanno debuttato ai massimi livelli organizzando il loro primo evento pubblico congiunto, con tanto di ministri della salute e altri vertici istituzionali, alle Nazioni Unite di Ginevra. Novità annunciata pare all’ultimo momento, questa premiere sul tema dell’accesso ai farmaci essenziali ha catturato l’attenzione della comunità internazionale con la forza visiva di un inatteso political statement. Questo piccolo potente gruppo, che concentra il 43% della popolazione del mondo e il 21% del prodotto interno globale, ha tutte le carte in regola per giocare un ruolo di leadershipnel campo della salute globale, sempre che intenda farlo, in forza della propria capacità economica e finanziaria, per colmare gli squilibri sanitari globali e disegnare le sorti future della salute del pianeta. La presenza di moltissimi delegati dei paesi del sud globale, a rimarcare il forte senso di aspettativa che ruota intorno allo sviluppo di questa nuova alleanza. La affermazione dei BRICS nelle politiche della salute potrebbe offrire una sponda stimolante ai molti paesi allo sbando, in termini geopolitici, a fronte della sostanziale trasformazione del governo della salute mondiale. Non sono pochi.

La decisione di uscire allo scoperto segna un punto di svolta – secondo i commenti raccolti in sala dalla delegazione brasiliana e sudafricana, e da alcuni funzionari dell’OMS – perché definisce un primo superamento di alcune divergenze in seno ai BRICS nel campo della salute e inoltre palesa la necessità di emergere con una leadership comune. Il tema dell’accesso alle cure, con l’agenda relativa al rapporto tra salute e accordi del commercio internazionale, spiana un terreno paradigmatico quanto basta.

I BRICS offrono modelli di responsabilità pubblica ai 194 paesi membri dell’OMS. Lo dice il ministro della salute brasiliano ricordando il sistema unico sanitario che ha permesso le politiche universalistiche di accesso gratuito ai farmaci antiretrovirali sin dal 1996, e una nuova politica sui brevetti farmaceutici che estende la cura gratuita contro altre patologie. Il Sudafrica, con le sue annose battaglieper varare politiche di accesso volte a curare i malati di Aids (oggi 2,4 milioni di persone sono in cura con gli antiretrovirali) e assistere la popolazione colpita dalle malattie infettive, è un caso studio degli ultimi decenni. E’ un mero paradosso che il paese sia di nuovo sotto attacco delle lobby farmaceutiche perché la legge di riforma della proprietà intellettuale in esame introduce nuove norme di salvaguardia che assicurano maggiore accesso ai farmaci essenziali, necessari ad affrontare le nuove sfide (non solo la TB multi-resistente, ma anche le malattie croniche come cancro, obesità, diabete, etc.). L’India poi ha fatto dell’equità e dell’accesso gratuito ai farmaci essenziali il suo cavallo di battaglia, con un ambizioso programma che intendere abbattere le spese out of pocket da parte dei pazienti, per le medicine. L’agenda indiana travalica i confini, visto che il 90% dei generici prodotti nel mondo e usati nei paesi poveri vengono dall’India: ma il costo dei medicinali resta la vera barriera, e c’è molto da fare ancora per far valere gli accordi internazionali.  Infine la Cina ha messo in campo progetti di innovazione e intende lavorare sulla regolamentazione del farmaci, la loro qualità, per rafforzare le capacità produttive locali che esistono. Una strategia che anche la Russia considera importante, quella di coltivare l’autosufficienza nel settore farmaceutico, in un’ottica di trasferimenti di tecnologia interni ai BRICS, per sopperire ai bisogni fondamentali dei cittadini.

“E’ chiaro che le regole attuali non garantiscono adeguata innovazione e accesso”, secondo il ministro sudafricano. Un commento appropriato. Peccato che i paesi BRICS non abbiano ancora mostrato la capacità di attaccare le ragioni profonde che mettono a repentaglio il loro sviluppo, bramosi come sono anch’essi di mercato.

 

 

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