EBOLA: LA TRASMISSIONE ATTRAVERSO LA DIFFERENZA DI GENERE NELLA RDC

La Repubblica Democratica del Congo (RDC) sta affrontando, da agosto, la sua decima epidemia Ebola, che fino ad oggi ha causato 663 casi infetti, di cui 407 decessi.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) allerta un dato importante, che circa i 2/3 delle persone colpite sono donne, e chiede una maggiore attenzione al genere nel controllo e nella prevenzione delle malattie.

Durante le precedenti epidemie Ebola, tra cui la più aggressiva avvenuta in Africa Occidentale nel 2014-2016, il rapporto di genere colpito era simile.

Il dato inaspettato quindi non va sottovalutato, ma analizzato al fine di studiare la diversa diffusione delle malattie nei diversi ruoli sociali.

La RDC è un paese vasto, in cui i ruoli sociali variano in base alla regione.
Precisamente, nella provincia settentrionale del Nord Kivu, la zona più colpita dal virus, le donne ricoprono un ruolo da leader e capofamiglia, hanno molto potere sociale e si prendono cura di tutta la comunità, come affermato dalla Dott.ssa Julienne Anoko dell’OMS.
Le donne si prendono cura dei malati, li accompagnano all’ospedale e preparano i corpi per la sepoltura, tutte azioni che le espongono a un maggior rischio di infezione.

Difatti, l’ebola è un virus che si diffonde nella comunità attraverso la trasmissione per contatto diretto (con lesioni cutanee o mucose) con sangue, secrezioni, organi o altri fluidi corporei di persone infette, e il contatto indiretto con ambienti contaminati con tali fluidi.

Da una prima analisi emerge quindi che la maggior percentuale di donne colpite dalla malattia rispetto agli uomini, è attribuibile al ruolo sociale ricoperto dalla donna nella RDC, a differenza di altri paesi in cui il numero dei soggetti colpiti era invariato tra uomo e donna, come la Guinea e la Sierra Leone, dove è più comune il ruolo maschile nell’accompagnare i famigliari malati in ospedale ad esempio.

La Dott.ssa Matshidiso Moeti, Direttrice Regionale dell’Africa dell’OMS, ha affermato che lo studio attraverso il genere non dovrebbe essere mai sottovalutato, in quanto rappresenta un ruolo importante nell’analisi dei dati epidemiologici di tutte le malattie.
“Abbiamo davvero bisogno di tenerne conto come parte fondamentale del nostro lavoro sulle risposte alle epidemie.”

 

B.F.

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