MIGRAZIONE E SALUTE: NUOVO REPORT DELL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITA’

28/01/2019 – L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha pubblicato la scorsa settimana un importante report sulla salute dei migranti, scritto in partnership con l’Istituto Nazionale Salute Migrazioni e Povertà (INMP). I contenuti presentati nel report poggiano su una solida base scientifica, risultante dall’analisi di oltre tredicimila articoli.
Al contrario dell’immagine negativa spesso alimentata dai media, che rappresenta il migrante come portatore di patologie esotiche e rischi per le popolazioni ospitanti, la realtà che emerge dal report dell’OMS è ben diversa: migranti e rifugiati sono spesso in buona salute, ma corrono il rischio di ammalarsi durante il percorso migratorio e durante la permanenza nel paese di transito o destinazione. Questo a causa delle precarie condizioni di vita e della necessità di adattarsi a nuove abitudini. Se è vero che per alcune patologie infettive è documentata una maggiore diffusione tra persone provenienti da specifici paesi, tali dati non giustificano in alcun modo la diffusione di allarmismi, in quanto i rischi per le popolazioni ospitanti sono molto bassi. Piuttosto, i migranti tendono ad avere esattamente le stesse patologie diffuse in Europa e, più in generale, in Occidente. Il diabete, per esempio. I tumori, la cui diagnosi tuttavia avviene più spesso a malattia in fase avanzata, con prognosi peggiori rispetto alla popolazione generale.
Il disturbo post traumatico da stress (PTSD) sembra essere più frequente tra richiedenti asilo e rifugiati, per via delle esperienze traumatiche subite o testimoniate durante il percorso migratorio. Anche disturbi come ansia e depressione sono di frequente riscontro nelle popolazioni migranti, in questo caso spesso associate alla lentezza burocratica delle procedure di asilo. L’attesa di una risposta alla domanda di asilo tiene in sospeso gli individui per lunghi periodi in uno stato di incertezza, spesso in concomitanza con condizioni socioeconomiche svantaggiate, disoccupazione ed isolamento. Particolarmente vulnerabili sono i minori non accompagnati, a rischio di abusi e sfruttamento. Proprio tra i bambini vengono riportati considerevoli tassi di depressione e sintomi associati al PTSD. I migranti tendono inoltre a subire un maggior numero di infortuni sul lavoro rispetto alla popolazione generale.

Un fatto importante che emerge dal rapporto dell’OMS, è che il numero di migranti presenti sul territorio europeo è frequentemente sovrastimato. Le cifre reali sono 3-4 volte più basse di quelle percepite dalla popolazione. Peraltro, l’85% dei migranti nel mondo non vive nei cosiddetti paesi “ricchi”, ma in paesi in via di sviluppo.

Status legale, barriere linguistiche e discriminazione, sono tre dei principali ostacoli che limitano l’accesso ai servizi sanitari per i migranti. Ridurre l’impatto di tali ostacoli, sviluppando una maggiore sensibilità alle differenze culturali e linguistiche, è una delle sfide per i sistemi sanitari dei paesi europei. L’accesso ai servizi sanitari è infatti un diritto umano. Garantirlo a chiunque, indipendentemente dallo status legale, è il modo migliore per salvare vite, ridurre i costi (prevenendo complicanze che richiederebbero cure più complesse) e proteggere la salute di tutti i cittadini.

L.D.

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