OMS: i nodi da sciogliere

BATTERIO KILLER: SI STABILIZZANO CASI, RESTA ALTA L'ALLERTALa 132ma sessione del Consiglio Esecutivo dell’OMS si è conclusa a Ginevra il 29 gennaio, dopo dieci giorni in cui le delegazioni dei governi hanno discusso le più importanti sfide della salute globale, raccolte nei 60 punti all’ordine del giorno. 185 dei 194 stati membri dell’OMS erano presenti: una partecipazione mai vista prima, ha evidenziato con soddisfazione la direttrice Margaret Chan.

Le malattie croniche (non communicable diseases, NCDs) hanno aperto i lavori. Il termine si applica a quattro ordini di patologie: le malattie cardiovascolari, il diabete, i tumori e le malattie respiratorie croniche. La discussione sul Piano di azione 2013-2020, pur analizzando i fattori di ordine economico, sociale e politico che contribuiscono alla diffusione delle malattie croniche,  ha focalizzato molto l’attenzione su quattro fattori di rischio:  il consumo di tabacco, la dieta alimentare, l’abuso di alcool e l’inattività fisica. Alcuni governi hanno invocato un approccio più estensivo, attento alla salute in tutte le politiche (health in all policies), altri hanno evidenziato la necessità di rafforzare i sistemi sanitari per fronteggiare la sfida delle malattie non trasmissibili. Il Piano di azione dovrà essere approvato dalla prossima assemblea: capire quali siano gli spazi di modifica del testo, dato il difficile equilibrio con le influenti alleanze del settore  agroalimentare e farmaceutico in questo ambito, non è banale.

La riforma dell’OMS – avviata dalla Chan due anni fa – ha condizionato l’appuntamento. I nodi della riforma, si potrebbe dire, sono giunti al pettine. A più riprese i delegati ne hanno trattato i diversi aspetti; alla fine dei lavori, eccezionalmente, con una sessione a porte chiuse. Il Segretariato, ad esempio, è alle prese con diverse policies volte a regolare l’interazione dell’OMS con gli attori esterni (external stakeholders) – la società civile, la filantropia non profit con le sue fondazioni, il settore commerciale privato –  un terreno su cui si gioca una partita decisiva per il ruolo dell’organizzazione nell’arena della salute globale. Quale che sia il tema in agenda o la tipologia di malattie da trattare, gli scenari che afferiscono all’attuale governance della salute globale e ai suoi reali conflitti d’interesse sono inesorabilmente all’ordine del giorno per l’OMS.

Che la materia non sia di facile demarcazione lo si è visto anche con l’altra questione cruciale in agenda, quella dei finanziamenti dell’OMS, causa scatenante della riforma. La Chan ha condiviso la proposta di un nuovo dispositivo, il financing dialogue, che dovrebbe sopperire alla scarsità e imprevedibilità dei fondi che cronicamente affligge l’agenzia. I governi hanno accolto di buon grado l’idea, la sola del resto a concretizzarsi dopo due anni,  perché segna un passo avanti nella trasparenza della attribuzione dei fondi.  Diffuse perplessità fra gli osservatori riguardano invece la sostenibilità del financing dialogue, la distribuzione delle risorse rispetto alle priorità di salute pubblica, e il rischio di approfondire ulteriormente il divario fra i paesi ricchi, donatori, e quelli che non potranno mobilitare risorse secondo i parametri di questo meccanismo. Preoccupano poi le conseguenze legate all’inclusione dei privati nel nuovo processo di finanziamento.

Il Piano d’azione globale sui vaccini, approvato con enfasi lo scorso maggio e ora in fase di attuazione, è stato salutato come uno strumento chiave per migliorare e consolidare le strategie nazionali di immunizzazione. Il piano definisce le azioni della comunità internazionale per il prossimo decennio e identifica le risorse necessarie e gli indicatori per valutare i progressi raggiunti. Cuba ed Ecuador hanno sottolineato l’importanza di rafforzare le capacità tecniche  per la produzione locale di vaccini, anche attraverso il trasferimento di tecnologie grazie a forme di cooperazione Sud-Sud. La Malesia ha invece sollevato preoccupazioni sul ruolo del settore privato nella promozione ed introduzione ad arte di nuovi vaccini, magari dietro la copertura di ONG sanitarie. Medici Senza Frontiere (MSF), dal canto suo, ha richiamato la necessità di sviluppare formulazioni più stabili e facili da usare nelle campagne di vaccinazione dei paesi a risorse limitate. Inoltre ha sollecitato l’urgenza dell’ accessibilità economica e del controllo sui prezzi dei vaccini: “Il costo della vaccinazione di un bambino è salito del 2700% negli ultimi 10 anni, ed è sconcertante che il piano dell’OMS per il prossimo decennio non miri alla riduzione dei prezzi”, ha commentato il direttore della Campagna per l’Accesso ai Farmaci di MSF.

Infine, l’altro tema molto atteso era quello sugli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (MDGs), a due anni dalla loro scadenza. Le agenzie ONU sono impegnate in un percorso multisettoriale per definire l’agenda globale post-2015,  verso uno sviluppo sostenibile (come affermato  alla Conferenza Rio+20). Su questo solco si è mosso il dibattito a Ginevra. Pur riconoscendo gli enormi progressi realizzati, il raggiungimento degli MDGs sulla salute resta un traguardo lontano, esigente di impegno a livello sia globale che locale.  L’ambito materno-infantile ne è un esempio palese, il cui miglioramento non può prescindere da un equo accesso ai servizi. Le sollecitazioni sulle priorità post 2015 sono state molteplici, ma ha trovato ampio consenso la proposta di inserire tra gli assi strategici d’intervento nell’agenda il tema della copertura sanitaria universale (Universal Health Coverage, UHC): non un obiettivo specifico in sé, ma uno strumento per il raggiungimento degli obiettivi di salute della popolazione tout court, sotto la leadership dell’OMS e la responsabilità politica dei governi nazionali.  Una partita per i prossimi anni tutta da scoprire, nel campo spesso inclinato della salute globale.

Fonte: Il Sole 24 Ore, Sanità, 19-25 febbraio 2013

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