DETERMINANTI COMMERCIALI DELLA SALUTE: CONSUMO DI ALIMENTI ULTRAPROCESSATI ED INVECCHIAMENTO PRECOCE

Bibite, succhi di frutta, prodotti pre-confezionati, dolciumi etc etc: i cosiddetti cibi ultraprocessati non fanno bene alla salute, ce lo siamo sentiti ripetere un milione di volte. Ma costano poco, fanno risparmiare tempo e sono ampiamente pubblicizzati: difficile convincere la popolazione a ridurne il consumo, senza politiche sanitarie mirate e scevre da interessi commerciali.

Uno studio presentato in questi giorni al Congresso Internazionale sull’obesità mette in evidenza una relazione tra consumo abituale di tali alimenti ed invecchiamento precoce. Nello specifico, un team di ricercatori dell’Università della Navarra, guidati da Lucia Alonso-Pedrero, ha messo in luce una correlazione tra consumo di cibi ultraprocessati e accorciamento dei telomeri.
I telomeri sono piccole porzioni di DNA poste alle estremità dei cromosomi e possiedono una funzione critica nell’invecchiamento cellulare. Meccanismi di ossidazione ed infiammazione, stimolati dall’elevato consumo di cibi ultraprocessati, danneggerebbero i telomeri, influenzando negativamente la durata della vita cellulare.

Tale evidenza è stata riscontrata per un consumo quotidiano di tre o più porzioni di cibi e bevande ultraprocessate in una popolazione di circa 900 anziani spagnoli. In attesa di studi condotti su popolazioni più ampie, abituiamoci a leggere le etichette degli alimenti che compriamo per noi e le nostre famiglie: puntiamo su prodotti freschi e diffidiamo da prodotti industriali contenenti coloranti, conservanti e additivi vari, ricchi di zuccheri, sale e grassi saturi.

Fonte: https://academic.oup.com/ajcn/article-abstract/111/6/1259/5824715

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