EBOLA: LOTTA AL CAMBIAMENTO CLIMATICO PER PREVENIRE LE FUTURE EPIDEMIE

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato che i cambiamenti climatici influenzeranno il trend e l’incidenza delle malattie infettive, soprattutto quelle la cui trasmissione è determinata da vettori, come le zanzare o le zecche. Questi infatti  subiranno positivamente l’impatto climatico, riuscendo a proliferare in un ambiente più caldo e umido.

Un recente studio pubblicato su Nature Communications, analizza l’influenza che il cambiamento climatico avrà sulle future epidemie di ebola.
L’ebola, conosciuta anche come febbre emorragica, è una malattia virale ad alta contagiosità, che può essere trasmessa per contatto diretto con organi, sangue e altri fluidi biologici, come saliva e urina, di soggetti infetti  e indiretto con ambienti contaminati da tali fluidi. L’introduzione del virus in comunità umane avviene per contatto diretto con fluidi di animali infetti quali scimpanzé, gorilla, pipistrelli della frutta, antilopi e porcospini. La peggiore epidemia di Ebola si è conclusa nell’Africa occidentale nel 2014, dopo aver causato più di 11.300 vittime, tra Guinea, Sierra Leone e Liberia. L’epidemia attuale iniziata nell’agosto 2018 e circoscritta nella Repubblica Democratica del Congo ha già causato oltre 2.000 vittime.

La ricerca si avvalora dell’ipotesi che il surriscaldamento ambientale favorirebbe la proliferazione degli ospitali animali del virus, i quali prediligono condizioni climatiche calde e umide, e di conseguenza si osserverebbe una maggiore diffusione del virus.
In tutti gli scenari valutati dagli autori, tra cui uno in cui le emissioni di carbonio continuerebbero ad aumentare e uno in cui sarebbero drasticamente ridotte, l’incidenza del virus ebola aumenterebbe.
Inoltre, con il costante aumento del trasporto aereo, il virus potrebbe diffondersi in Cina, Russia, India, Stati Uniti e Europa.

Oltre ai cambiamenti climatici, lo sviluppo socio-economico svolge un ruolo ancora più importante nel determinare la modalità’ di sviluppo e diffusione di nuove epidemie.
Lo studio ha determinato che in un possibile scenario in cui le emissioni verranno ridotte e i fattori socio-economici globali miglioreranno (rallentamento della crescita della popolazione, aumentate opportunità economiche, decarbonizzazione, tutela ambientale), l’area totale in cui potrebbero verificarsi epidemie diminuirebbe di quasi il 50%.
Questa è la conferma che un’incisiva e appropriata azione oggi ha il potere di influenzare positivamente il nostro futuro.
La consapevolezza di questa tesi dovrebbe essere determinante per le attuali scelte politiche ed economiche.

Quindi un’azione congiunta di tutela ambientale, garante di un minor rischio di diffusione di ebola, e di lotta alla povertà globale, è determinante sul futuro delle epidemie.
Se i paesi africani a rischio avessero gli strumenti e le risorse per rispondere alle crisi sanitarie, il rischio di diffusione e trasmissione sarebbe bassissimo.

“I cambiamenti climatici sono una realtà e dobbiamo sapere come influenzeranno le epidemie”, ha affermato il Dr David Redding, autore dello studio e ricercatore presso l’University College di Londra.
“I cambiamenti climatici si stanno verificando in parallelo con molti altri processi sociali ed economici, quindi dobbiamo considerare tutte queste variabili e la loro interazione per poter comprendere e prevenire il rischio delle epidemie future.”

Foto: Reuters

B.F.

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