GLIFOSATO: L’UNIONE EUROPEA RINNOVA LA LICENZA ALL’USO DELL’ERBICIDA

29 novembre – Il comitato d’appello dell’Unione Europea ha approvato lunedì, con una votazione a maggioranza qualificata, il rinnovo della licenza all’uso del glifosato – erbicida prodotto dalla Monsanto – per un periodo di cinque anni.

Sono stati diciotto i paesi che hanno votato a favore della proposta – tra cui la Germania – nove (Italia, Francia, Belgio, Grecia, Ungheria, Cipro, Malta, Lussemburgo e Lettonia) si sono opposti e il Portogallo si è astenuto.

Le polemiche sull’erbicida sono iniziate nel 2015, quando il glifosato è stato dichiarato come probabile cancerogeno dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro, agenzia che fa parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Negli Stati Uniti è stato aperto un caso federale e in California il prodotto della Monsanto è stato dichiarato cancerogeno. Di vedute diverse sono l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) e l’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA).

Dopo il voto di lunedì, il dibatto sull’uso del glifosato e sulla cancerogenicità si fa ancora più intenso e controverso.

Il presidente francese Emmanuel Macron, dopo la votazione, ha ribadito la volontà di redigere un piano per vietare l’erbicida in Francia entro tre anni.

Posizione controversa quella della Germania, che si era astenuta nel turno di votazioni precedente, mentre ieri ha influenzato il voto, schierandosi a favore del rinnovo della licenza; da segnalare la posizione contraria del ministro dell’ambiente tedesco Barbara Hendricks, socialdemocratica, che ha poi incolpato della decisione finale i conservatori democratici cristiani del gruppo Merkel.

Il voto è stato probabilmente influenzato anche dal recente studio dei ricercatori del National Institutes of Health, pubblicato proprio questo mese, che non hanno osservato alcuna associazione tra l’uso del glifosato e il rischio complessivo di cancro.

Le aziende agrochimiche, Monsanto e Syngenta, hanno criticato la scelta di rinnovare la licenza a soli 5 anni invece che 15, come succede normalmente per questi prodotti chimici. Affermano inoltre che la votazione sia stata guidata più dalla politica che dalla scienza. Gli ambientalisti contrariamente ribadiscono l’influenza e la manipolazione dell’industria agrochimica sugli studi scientifici.

Il dibattito è ancora aperto e nonostante i molti dubbi, la certezza è che “questa decisione rivela ancora una volta la triste verità secondo cui i governi sono più desiderosi di proteggere l’industria dei pesticidi, altamente redditizia, rispetto alla salute delle persone e dell’ambiente”, come afferma il tossicologo ambientale del gruppo di difesa Pesticide Action Network Europe, Angeliki Lysimachou.

B.A.

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