Il medico Jim Yong Kim alla guida della Banca Mondiale muove i primi passi… dove arriveremo?

Jim Yong Kim, il medico americano di origini sudcoreane eletto ad aprile scorso, ha iniziato il 1° luglio il suo mandato come presidente della Banca Mondiale. Ha sostituito lo statunitense Robert Zoellick che è tornato all’Università presso il Peterson Institute for International Economics di Washington. (Per approfondire: http://www.lavoce.info/articoli/pagina1003032.html).

Jim Yong Kim, 52 anni, è un esperto di problemi di salute a livello globale. Prima di diventare rettore del Darmouth College ha avuto un incarico presso l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) dove fu messo a dirigere il dipartimento che si occupa della lotta contro l’Aids. In precedenza aveva dato vita ad una ong filantropica, attiva sempre nel campo della salute, Partners in Health.

La nomina di Kim alla guida della World Bank rappresenta una deviazione rilevante rispetto al passato: i presidenti della Banca mondiale, infatti, venivano o dal mondo della finanza o da quello della politica.

Sarà interessante vedere fino a che punto Kim sarà in grado di negoziare una maggiore attenzione della Banca Mondiale ai temi dello sviluppo sociale. Cosa ci si può aspettare invece da Kim come leader di un’organizzazione complessa?
“L’essere medico mi è servito di giorno in giorno – ama dire Kim riferendosi al periodo trascorso all’Oms – ma l’essere antropologo mi è servito tutti i giorni”. A suo dire quell’organizzazione è “una delle più complicate burocrazie al mondo”, dunque una buona palestra. La Banca Mondiale non deve essere da meno. “Il compito dell’antropologia – sostiene Kim – è l’approfondita comprensione e la ricerca di un cammino di empatia tra persone che hanno prospettive molto diverse dalla tua, ed è tanto difficile, quanto d’importanza critica in organizzazioni quali l’Oms”.

Human Rights Watch ha lanciato (ieri, 11 luglio 2012) un duro atto d’accusa nei confronti della Banca Mondiale. Quest’ultima, infatti, non avrebbe vigilato a dovere nell’ambito della realizzazione di un raccordo elettrico da mille chilometri tra il Kenya ed una diga in costruzione in Etiopia, che ha contribuito a finanziare. Ciò, ha aggiunto HRW, sta provocando gravi problemi sia dal punto di vista sociale, sia per quanto riguarda la salvaguardia dell’ambiente. (FL)

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