IMPARARE LA SALUTE: L’ALFABETIZZAZIONE SANITARIA NEI 17 PAESI EUROPEI

A distanza di dieci anni dal primo studio europeo sull’alfabetizzazione sanitaria (HLS -EU), condotto coinvolgendo otto paesi dell’Unione Europea, è seguita la pubblicazione della seconda versione del “Rapporto Internazionale sulla Metodologia, i Risultati e le Raccomandazioni dell’indagine europea della popolazione sull’alfabetizzazione sanitaria”, intitolato  “Action Network on Measuring Population and Organizational Health literacy (M-POHL)”, esteso questa a volta a 17 paesi della regione europea dell’OMS (Austria Belgio, Bulgaria, Repubblica Ceca, Danimarca, Francia, Germania, Ungheria, Irlanda, Israele, Italia, Norvegia, Portogallo, Federazione Russa, Slovacchia, Slovenia, Svizzera).

Dal rapporto emerge un quadro comune a dir poco “rassicurante” circa la capacità dei cittadini europei di informarsi e di comprendere tutto ciò che riguarda il tema della salute.

Con riferimento ai suoi contenuti, si tratta di uno studio basato sulle esperienze di 42.445 intervistati nei 17 paesi.

A livello generale si evidenzia la notevole difficoltà di molti cittadini europei non solo di reperire le informazioni sulla salute, ma anche, una volta recuperate, di valutare, per poi scegliere, le possibili soluzioni eventualmente proposte.

Entrando nel merito dei dati, in questa sede presentati comparando la situazione italiana a quella dei restanti 16 Paesi europei partecipanti allo studio, emerge in modo evidente la difficoltà di comprensione del lessico e in generale dei contenuti propri della materia “salute” da parte dei cittadini coinvolti nelle interviste. In Italia, dei 3500 intervistati, il 31% ha reputato “molto difficile” o “difficile” rispondere alle domande del rispetto ad una media del 23% propria dei 17 paesi europei.

Tale difficoltà, riscontrata a livello generale, è facilmente imputabile al basso livello della cosiddetta “Health Literacy” dei cittadini intervistati.

Nel campione italiano spicca la percentuale di coloro che sono risultati avere una “inadeguata” Health Literacy (pari al 23%), seguita da quella di coloro il cui livello è considerato “problematico” (ben il 35%), rispetto al solo 9% di chi è risultato avere un livello “eccellente”.

Scenario simile nei altri paesi europei dove una percentuale variabile tra 25% e 72% è stata identificata come persona soggetta a problemi di alfabetizzazione sanitaria.

In tutti e 17 i Paesi europei coinvolti nello studio emerge un’elevata percentuale di persone che riscontra grande difficoltà nel valutare le diverse opzioni di trattamento sia farmaceutico, sia chirurgico; altrettanto ampia è la percentuale di coloro che trova difficile in primis trovare, e poi, una volta recuperate, utilizzare, le informazioni che provengono dai media e dal web riguardanti le riforme sanitarie, la qualità dei servizi sanitari, i diritti dei pazienti, le coperture assicurative sanitarie.

Con riferimento all’alfabetizzazione sanitaria digitale, oltre alla difficoltà di reperire le informazioni provenienti dai media e dal web sopra citata, emerge quella relativa alla capacità di giudicare l’affidabilità e lo scopo delle stesse (comprendere se per esempio le informazioni vengano offerte con interessi meramente commerciali). Passando ad esaminare nel dettaglio alcuni degli aspetti oggetto di indagine, si considera per prima l’alfabetizzazione sanitaria relativa alla comunicazione con i medici: lo studio evidenzia la grande difficoltà riscontrata dagli intervistati di disporre di tempo sufficiente in sede di visita medica, nonché di esprimere opinioni e preferenze personali.

Per quanto concerne l’alfabetizzazione sanitaria legata alle vaccinazioni, risulta molto difficile per la maggioranza del campione intervistato valutare di quali vaccinazioni si abbia bisogno, nonché trovare le corrette informazioni sulle stesse; compito, questo, ritenuto molto difficile.

Mettendo in relazione l’alfabetizzazione sanitaria con i principali indici di sviluppo umano è emerso che un livello di istruzione non elevato, una cattiva condizione di salute auto percepita, una condizione di indigenza finanziaria, siano strettamente associati ad una minore alfabetizzazione sanitaria generale.

Alla luce dei dati e dei risultati fin qui esposti, ferma restando la cautela necessaria da porre per interpretarli, quali considerazioni si possono fare a riguardo? E soprattutto, quali azioni è possibile introdurre?

Nel tentativo di colmare il divario di alfabetizzazione sanitaria, o quantomeno, provare a ridurlo, sono diverse le raccomandazioni relative alle possibili proposte di miglioramento dei rapporti tra politica, ricerca e pratica che lo stesso studio presenta sotto forma di elenco.

Tra queste si possono citare in particolare le seguenti:

-Implementazione finalizzata al miglioramento delle modalità e possibilità di accesso, comprensione, valutazione ed utilizzo delle informazioni per rafforzare l’assistenza sanitaria, la prevenzione delle malattie e la promozione della salute;

-Definizione di criteri standard di misurazione dello stato e dei progressi dell’alfabetizzazione sanitaria da effettuarsi in modo regolare e periodico;

-Promozione dell’alfabetizzazione sanitaria all’interno delle scuole e nella formazione adulta;

-Sviluppo e/o potenziamento della comunicazione e dell’interazione nei contesti rilevanti per la salute;

-Promozione della conoscenza dell’alfabetizzazione sanitaria tra la forza lavoro;

-Aggiornamento dei sistemi e delle organizzazioni sanitarie per renderli più fruibili;

-Affinamento del livello di affidabilità dell’informazione e della comunicazione in tema di vaccinazioni.

Ulteriori possibili strategie di intervento sono quelle formulate da alcuni esponenti di spicco del mondo politico e istituzionale.

Secondo R. Krech, Direttore del Dipartimento per la promozione della salute dell’OMS, sono necessari degli interventi mirati per superare il gradiente sociale dell’alfabetizzazione sanitaria. Quest’ultima, soprattutto oggigiorno, si configura quale pietra miliare per promuovere la salute e sostenere le persone nell’affrontare le complesse sfide attuali.

Gli fa eco W. Mückstein (Ministro austriaco degli affari sociali, della salute, dell’assistenza e della protezione dei consumatori) il quale sottolinea come il gradiente sociale proprio dell’alfabetizzazione sanitaria influisca notevolmente nelle decisioni prese dai cittadini relative al proprio stato di salute nei settori della promozione della salute, della prevenzione delle malattie e dell’assistenza sanitaria.

Risulta inoltre fondamentale comprendere le caratteristiche comportamentali e culturali proprie dei Paesi, per consentire a questi ultimi di esplorare, affrontare per poi rimuoverli, gli ostacoli incontrati dai cittadini europei nell’adottare dei comportamenti sani. Ne è fermamente convinto Henri P. Kluge, Direttore regionale dell’OMS per l’Europa, il quale ritiene che l’alfabetizzazione sanitaria rientri a pieno titolo in questa sfida, finalizzata a rendere prioritaria l’alfabetizzazione sanitaria, al pari di altri determinanti comportamentali e culturali per concorrere allo sviluppo di pratiche salutari accessibili, accettabili ed attraenti.

Secondo C. Dietscher, co-presidente della politica del Measuring Population and Organizational Health Literacy (M – POHL), è opportuno investire  nella definizione e nel successivo sviluppo di indagini comparative sull’alfabetizzazione sanitaria della popolazione, considerata determinante di comportamento sanitario, utilizzo dei servizi sanitari, in modo particolare oggigiorno, quando quest’ultima permette di trovare possibili “risposte alle sfide che stiamo affrontando nella pandemia”, afferma H. Ostermann membro dell’Istituto nazionale di sanità pubblica austriaco.

di Lucrezia Gondini

Tratto e rielaborato dall’articolo intitolato “In Italia alfabetizzazione sanitaria insufficiente per il 23% della popolazione, meno della media UE”, pubblicato nella rivista in formato digitale quotidianosanità.it (in data 17 dicembre 2021).

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