LA 75sima ASSEMBLEA MONDIALE DELLA SANITA’: LA CRONISTORIA

Ginevra, 23 Maggio 2022 – E’ iniziata ieri pomeriggio la settantacinquesima (75sima) assemblea dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
La prima di nuovo in presenza a Ginevra dopo il trasloco online da maggio 2020.

Titolo: ”Salute per la pace, pace per la salute”. La guerra in Ucraina non poteva non entrare. Il 21 marzo di quest’anno l’Armed conflict location & event data project (Acled), organizzazione non governativa dedicata allo scopo, ha contato 59 conflitti in corso nel mondo. Altre fonti ne considerano di più. Ma l’invasione decisa dalla Russia ha un peso politico particolare. Innanzitutto per Mosca. Sarà ancora parte dei 194 paesi dell’OMS? Il 16 marzo è stata ufficializzata la sua uscita-estromissione dal Consiglio d’Europa, istituzione dedicata alla promozione dei diritti umani. E giusto qualche giorno fa, il 18 maggio, il paese ha forse giocato d’anticipo con un annuncio del vice-presidente della Camera bassa, la Duma. ”Il prossimo passo – ha detto Pyotr Tolstoy – è il ritiro dall’OMS e dal WTO (Organizzazione Mondiale del Commercio), che hanno trascurato tutti gli obblighi nei confronti del nostro Paese”.

Un primo segnale si sarebbe potuto vedere già oggi nelle designazioni per il General Committee. Nel comitato di supervisione dell’assemblea generale dell’OMS, la Russia ha di diritto una delle cinque vice-presidenze. Non si sa se all’ultimo sia stata sostituita dall’Armenia ma apparentemente l’apertura dell’assemblea è “filata” geopoliticamente liscia. Con un discorso-testimonianza del Direttore Generale. Tedros, candidato a succedere a sé stesso per i prossimi cinque anni, ha ricordato di essere lui stesso “un figlio della guerra”. Nessuno dei capi di stato intervenuti all’appuntamento ha citato la Russia. L’Ucraina sì, ma Mosca no.

Altro punto politicamente delicato è la Cina. Taiwan non è un paese dell’OMS e annualmente si solleva il tema. Una specie di rito che però quest’anno poggia su una proposta di risoluzione del Belize di includere Taiwan fra i partecipanti all’assemblea come osservatore. Nulla da fare, l’Assemblea non ammette Taiwan nemmeno quest’anno.

Passando ai temi più strettamente sanitari, ancora il DG Tedros ha ricordato che il COVID-19 “non è finito”. E l’assemblea sta ragionando su come attrezzarsi meglio per la prossima volta. Con la revisione dei Regolamenti di Salute Internazionale già esistenti e la creazione di un Pandemic Treaty , un trattato sulla gestione globale delle pandemie. Nulla che si risolva in una settimana: l’assemblea termina il 28 maggio. Ma qualche indicazione può emergere.

Altro punto chiave da tenere d’occhio è l’approvazione questa sì definitiva dell’aumento dei contributi obbligatori da parte degli Stati membri al 50% del core budget dell’OMS entro il 2029. Tra le fragilità messe in evidenza dalla pandemia c’è proprio il sistema di finanziamento dell’OMS. Che meriterà, quando approvato, una puntata a parte.

Ginevra, 24 Maggio 2022 – Tedros Adhanom Ghebreyesus è stato rinnovato Direttore Generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per i prossimi cinque anni. Unico candidato alla propria successione, è stato nominato da tutte le sei Regioni dell’OMS, inclusa la propria e la meno scontata: l’Africa, per le frizioni con il suo paese d’origine – l’Etiopia – riguardanti il conflitto nel Tigray.

Nel discorso di inaugurazione del secondo mandato, il DG ha ricordato il primo periodo del COVID-19. La sua gestione era stata frontalmente attaccata dal presidente Trump. Accusandolo di compiacenza con la Cina, l’ex presidente aveva ritirato gli Stati Uniti dall’OMS. ” La riconferma – ha detto Tedros – è per tutta la squadra. Qualsiasi messaggio o anche polemica o insulto – ha raccontato – è stato preso in considerazione, perché poteva contenere una questione da considerare. Anche nel mezzo di attacchi ingiustificati, soffocati dalla spazzatura, nulla è mai stato personale. Siamo rimasti uniti e concentrati sul merito, nient’altro. Per questo abbiamo sempre avuto le energie”.

Il Direttore Generale ha poi elencato le priorità dell’Organizzazione per i prossimi cinque anni: promozione della salute; assistenza sanitaria primaria, Primary Health Care (PHC); risposta alle emergenze; miglioramento continuo dell’OMS. Il tutto, ha aggiunto, grazie all’aumento dei contributi obbligatori da parte degli Stati membri al 50% del core budget nei prossimi anni, che l’Assemblea sta discutendo. Questi, ha detto, permetteranno di “focalizzarci sui programmi, garantendo la stabilità dell’Organizzazione e del personale. I contributi volontari resteranno, ma come minoranza”.

Tornando a raccontare la guerra vissuta da bambino e la perdita di un fratello, Tedros si è commosso e ha pianto.

Ginevra, 25 Maggio 2022 – L’assemblea annuale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità in maratona serale ha deciso ieri uno dei punti più attesi e importanti di quest’anno.

L’aumento al 50% del bilancio dei contributi obbligatori da parte degli Stati membri, parametrati sulle possibilità di ogni paese. L’incremento è graduale ed è già slittato dal termine nel biennio 2028–2029 al 2030-2031. Ma comunque c’è e significherà a regime 600 milioni di dollari all’anno in più di entrate sostenibili e prevedibili. II do ut des prevede in cambio, nella risoluzione approvata, l’istituzione di un Task Group, aperto a tutti gli Stati membri, dedicato al “rafforzamento della governance di bilancio, programmatica e finanziaria dell’OMS” per aumentarne “trasparenza, efficienza, responsabilità e conformità”.

Il gruppo di Stati presenterà raccomandazioni all’assemblea annuale dell’OMS dell’anno prossimo. La decisione sui finanziamenti ha risposto ad una delle vulnerabilità toccate dal COVID-19. La dipendenza dell’Organizzazione Mondiale della Sanità dalle donazioni volontarie di privati e Stati membri, che nell’ultimo biennio di bilancio 2020-2021 sono arrivate all’84% . Con diverse conseguenze, tra cui uno stato di contrattazione permanente, e diverse influenze nella definizione di politiche e interventi sanitari da parte di Stati e soggetti privati, come la Fondazione Bill & Melinda Gates, portatori di possibili istanze e interessi divergenti.

L’OMS ha fornito al nuovo corso anche un parametro, individuato da
uno studio intitolato “A Healthy Return”. Dove Healthy può essere
tradotto come “sano” ma anche “ricco”. Ebbene, dice l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ogni dollaro investito nell’istituzione produce un ritorno di almeno 35. Forse un modo per rompere la percezione della Sanità come un costo. Ma anche uno spostamento di paradigma rispetto ad obiettivi più valoriali.

Ginevra, 27 Maggio 2022 – La guerra in Ucraina è ufficialmente entrata all’ appuntamento annuale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, quest’anno dedicato a: “Salute per la pace, pace per la salute”. Due le opposte risoluzioni, documenti su cui l’assemblea si esprime a maggioranza con diritto di voto per ognuno dei 194  paesi membri. 
Una, di supporto all’Ucraina, è stata presentata da una cinquantina di paesi.  Il testo ricorda che il 10 maggio una sessione speciale del Comitato Regionale dell’OMS per l’Europa, di cui la Russia è parte, ha chiesto al vertice di sospendere ogni tipo di rapporto, anche puramente tecnico, con Mosca fino al suo completo ritiro dall’Ucraina.  Il documento condanna l’invasione dell’Ucraina e gli attacchi ad obiettivi sanitari, chiedendo all’OMS di dispiegare le risorse anche finanziarie necessarie per supportare le innumerevoli emergenze di  salute che il conflitto sta comportando. Dal rischio di epidemie agli abusi sessuali. La risoluzione è stata approvata con  88 sì, 12 no e 53 astenuti. Tra questi ultimi, soprattutto paesi africani e del Medio Oriente. Mentre Israele ha dichiarato:”la  Russia deve rispettare l’integrità territoriale dell’Ucraina”.

Respinta invece la risoluzione presentata dalla la Russia,  con Bielorussia e Siria:  66 voti contrari, 15 a favore, tra cui la Cina, e 70 astenuti, tra cui l’India.  Mosca ha reagito lamentando la  propria “criminalizzazione e marginalizzazione ” e la “politicizzazione” del conflitto.

La proposta russa sembra scritta da un paese terzo, senza responsabilità. Esprime “grave preoccupazione per l’emergenza sanitaria in corso in Ucraina” e condanna “tutte le violazioni del diritto umanitario internazionale e dei diritti umani” .  Domanda “la piena protezione dei civili”, e invita gli Stati membri a fornire adeguato supporto anche finanziario per assicurare la piena operatività non solo dell’OMS ma anche di altre agenzie delle Nazioni Unite per l’assistenza sanitaria in Ucraina. Gli interventi sono stati vivaci ma alla fine ordinati. “Questo –   ha commentato l’Ucraina –  è esattamente ciò che ci aspettavamo. E’  un chiaro segnale alla Russia, responsabile del conflitto. Stop alla guerra e agli attacchi agli ospedali. L’OMS dovrebbe applicare tutti gli strumenti a propria disposizione”.

La Cina si è invece dichiarata “contro ogni tentativo di accrescere la tensione. Non è nell’interesse di nessuno protrarre questa crisi. L’OMS – ha aggiunto – non è il posto giusto per parlare di questa situazione”.

Ieri invece l’Organizzazione Mondiale della Sanità, come ogni anno, ha fatto i conti con un altro pezzo di mondo in conflitto. I territori palestinesi, sullo stato di salute dei quali viene annualmente presentato un rapporto del Direttore Generale. “ll programma dell’OMS per il diritto alla salute  – si legge nel Report- ha continuato a documentare e denunciare gli ostacoli all’accesso alla salute e gli attacchi contro l’assistenza sanitaria”. Lo stesso, ha pubblicato a giugno un’analisi retrospettiva dal 2008 al 2017 sull’impatto di ritardi e negazioni dei permessi sulla sopravvivenza dei pazienti oncologici palestinesi. Una lunga storia che non accenna a finire. Il rapporto è stato approvato con 77 voti a favore, 14 contrari, 36 astensioni.

Ginevra, 28 Maggio – Sono state definizioni  come “orientamento sessuale”,“educazione sessuale completa”, “transgender”, “stigma” a far chiudere l’ultima giornata dell’assemblea dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, sabato al fotofinish della scadenza del 28 maggio, alle 23,30. 

Si trattava di votare le strategie globali su HIV, epatite virale e infezioni sessualmente trasmissibili, che mirano alla loro eliminazione per il 2030. Delicate discussioni sono emerse con diversi Stati Membri, soprattutto paesi di Africa, Egitto in testa, e Medio Oriente, che hanno posto resistenza al glossario della terza appendice, contenente appunto definizioni come Sexual Healh ( salute sessuale) Gender (genere sessuale) e Right-based approach (approccio basato sui diritti).

L’Arabia Saudita, a nome della Regione dell’OMS EMRO, Medio Oriente tra Asia e Africa, ha presentato una propria proposta che puntava all’eliminazione delle definizioni allegate e all’integrazione con l’aggiunta note in alcuni passaggi. Il Messico ha preso in mano la situazione con dieci ore di incontri informali di tentata mediazione con la proposta di eliminazione del glossario incriminato. Ma non è bastato. 

Dopo ore di votazioni e mediazione, piano e strategia su HIV, epatite virale e infezioni sessualmente trasmissibili state approvate con l’emendamento messicano a tarda sera con 61 favorevoli, 2 contrari e 30 astenuti. 

L’Egitto: “non abbiamo potuto votare per la terminologia ma implementeremo le misure”. La Nigeria: “si metta a verbale che ci dissociamo sulla terminologia sexual orientation (orientamento sessuale), men who have sex with men (uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini), comprehensive  sexual education (educazione sessuale completa), transgender (transessuale)”. L’Indonesia:” chiedo venga messo a verbale che con una maggiore comprensione dei diversi contesti nazionali la risoluzione avrebbe incontrato meno difficoltà”. Gli Stati Uniti: “persone transessuali subiscono lo stigma per l’ambiente culturale. Restate forti”. Applausi. Il Direttore Generale Tedros, rimasto visibilmente stanco tutto il tempo silente a fianco dell’abile presidente del comitato in cui si è tenuta la sessione,  ha poi commentato in chiusura di assemblea: “naturalmente, il consenso è sempre preferibile, ma a non dobbiamo avere paura di votare quando è necessario per progredire nelle importanti sfide di salute globale. A volte dobbiamo rompere con la tradizione, ed è quello che avete fatto”.

Altro tema che ha comportato una robusta serie di incontri informali di mediazione è stata la riforma dei Regolamenti Sanitari Internazionali (IHR, International Health Regulations) del 2005 che andrà ad armonizzarsi con il nuovo Trattato Pandemico, non transitato per l’assemblea. Un’iniziale proposta americana molto stringente ha provocato un dibattito acceso e complesso che si è concluso con un accordo sul dimezzamento dei tempi, da 24 a 12 mesi, per l’entrata in vigore di probabili successive modifiche.  

La risposta a future pandemie/emergenze sanitarie è ora in discussione all’OMS in quattro sedi. Oltre alle due appena citate, ci sono il WGPR (Working Group on Strengthening WHO Preparedness and Response to Health Emergencies,  Gruppo di lavoro sul rafforzamento della preparazione e della risposta dell’OMS alle emergenze sanitarie) che ha fornito martedì le linee guida per il processo di revisione dei Regolamenti Sanitari Internazionali appena citati con un nuovo gruppo di lavoro sugli emendamenti e, infine, il report sul rafforzamento  dell’architettura globale dell’HEPR (Health Emergency Preparedness and Response, Preparazione e risposta alle emergenze sanitarie).  

Non si può dire che la lezione COVID-19 non sia stata ampliamente recepita dall’OMS. Quasi fin troppo, perché intelaiare quattro sedi su temi così rilevanti è un lavoro di cucitura non da poco su cui alcuni Stati membri faticano a stare al passo. 

Altro punto sensibile, la Russia. Resta nell’OMS, anche se pende la richiesta della regione europea dell’Organizzazione Mondiale della Sanità di interrompere ogni tipo di rapporto con Mosca fino al ritiro dall’Ucraina. Gli interventi dei delegati russi nei diversi appuntamenti fanno pensare che Mosca non abbia alcuna voglia di essere messa all’angolo dell’Organizzazione. “Speriamo che il nostro ufficio di Mosca possa continuare a lavorare”, ha detto esplicitamente una delegata. Dopodiché la tensione resta sottotraccia per esplodere anche in sedi più tecniche, come quella sull’avanzamento della lotta alla Poliomielite, per la quale ora esiste anche un nuovo vaccino orale. L’eliminazione completa della malattia, che porta i bambini colpiti a paralisi o decesso nei casi più gravi, è rallentata dalla pandemia di COVID-19 ma anche da contesti di conflitto, come l’Afghanistan, con aree impossibili da raggiungere. Paesi non colpiti da anni tornano a preoccuparsi e vigilare.

In un fuoriprogramma durante la sessione, Russia e Stati Uniti si sono vicendevolmente scambiati le accuse di affamare i paesi più poveri dipendenti dalle importazioni di grano e altri ingredienti di sopravvivenza, rimbalzandosi la responsabilità per il blocco delle le navi che dovrebbero partire dall’Ucraina.

L’assemblea dell’OMS ha macinato in una settimana un’enorme mole di lavoro. Tra cui l’armonizzazione delle denominazioni dei dispositivi medici; una lunghissima disamina a puntate delle diverse malattie non trasmissibili, con un aumento globalmente condiviso della preoccupazione per la Salute Mentale, effetto di lunga durata della pandemia; un’iniziativa dedicata alla Salute Globale per la pace, tema dell’assemblea dedicata a “Salute per la pace, pace per la salute” e l’annuale punto sul personale sanitario. 

La carenza globale del quale è calata a 15 milioni nel 2020 con previsioni di discesa a 10 milioni entro il 2030. Restano però alcune importantissime sfide, tra cui: gli attacchi fisici allo stesso in diversi contesti; la formazione e le migrazioni globali che drenano risorse dai paesi già meno attrezzati.

di Silvia Barigazzi