LA SOCIETA’ CIVILE ALL’OMS: 200 FIRMATARI CHIEDONO EQUITÀ E TRASPARENZA

Ginevra (Svizzera) – Sono più di 200 le organizzazioni della società civile, gli esperti di salute e i legislatori che hanno scritto e sottoscritto una lettera molto preoccupata per la direzione che stanno prendendo all’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) i negoziati sul nuovo Trattato sulle Pandemie. Nella settimana di audizioni pubbliche, i firmatari chiedono ai negoziatori di “cambiare rotta senza indugio”,  “inoculando” il processo contro “l’indebita influenza del settore privato e dei suoi potenti lobbisti”.

Il nuovo accordo globale sulla prevenzione, preparazione e risposta delle epidemie universali, nato sulla spinta del COVID-19, è in fase di negoziazione da febbraio e proseguirà il suo percorso all’assemblea annuale dell’OMS in maggio per arrivare a una bozza a settembre.

Le audizioni pubbliche di questi giorni sul nuovo meccanismo anti-pandemie sono state limitate. “I dettagli, inclusi i tempi, le procedure e altre questioni chiave – ricordano gli autori del testo – sono stati resi disponibili solo la settimana scorsa”. Non più di due minuti per le selezionate testimonianze orali “sostanziali” e non più di 250 parole per presentazioni scritte e “aperte”. La forma è sostanza.

“Un’ampia e sostanziale partecipazione della società civile deve essere una parte duratura e vitale del processo, non una tantum”,  ha commentato Nicoletta Dentico, co-presidente del Geneva Global Health Hub (G2H2), da tempo approfonditamente al lavoro sul tema. “Gli elementi del trattato – ha aggiunto – devono poi essere selezionati sulla base di una visione coerente ex-ante di ciò di cui i paesi hanno realisticamente bisogno per prevenire e prepararsi a future pandemie, piuttosto che una lunga lista della spesa di elementi forniti frettolosamente in poche settimane”.

“In gioco –  si legge nella lettera  – c’è la storia che si ripete. Milioni di morti. Costi sanitari sbalorditivi. Mezzi di sussistenza decimati. Malattie diffuse e gravi. Tutto grazie in gran parte a una “mancanza di cooperazione internazionale” e al fallimento nel riconoscere pienamente “l’ingiustizia intrinseca e le iniquità strutturali esacerbate da queste crisi”. Se si vogliono evitare altre future pandemie, non basta l’approccio puramente biomedico proposto dal privato.

Una delle preoccupazioni principali di organizzazioni della società civile, esperti e legislatori,  è proprio “chi è autorizzato a offrire un contributo sostanziale” alla stesura del Trattato, la cui sede formale di discussione all’interno dell’Organizzazione Mondiale della Sanità è l’International Negotiating  Body (INB).  “La leadership dell’OMS, – ricordano – invita a sedersi al tavolo come ‘parti interessate rilevanti’ interessi commerciali in conflitto d’interessi”. Gli stessi, che hanno già “impedito ai vaccini finanziati pubblicamente di raggiungere milioni di persone bisognose” e “hanno usato la crisi pandemica per portare avanti la privatizzazione dell’assistenza sanitaria”.

Eppure, il modello cui affermano di riferirsi l’OMS e l’INB è la Convenzione quadro sul controllo del tabacco (FCTC) del 2003. L’unico trattato internazionale negoziato sotto gli auspici dell’OMS, prevede precise linee guida sui conflitti d’interesse ed i suoi negoziati, nonostante la forte opposizione dell’industria del tabacco, hanno ampiamente coinvolto la società civile.

“Siamo al primo bivio del Trattato sulle Pandemie” ha commentato Ashka Naik, direttore della ricerca per Corporate Accountability, organizzazione con sede a Boston  impegnata nell’evitare gli effetti distruttivi delle grandi multinazionali su democrazia, diritti umani e  pianeta. “I negoziatori – chiede  – prenderanno una strada che permette ai grandi interessi acquisiti di guidare il processo? O i delegati degli Stati membri stabiliranno il primato dei diritti umani e le indispensabili salvaguardie contro le interferenze politiche delle imprese?”.

di Silvia Barigazzi

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