L’AFRICA HA SCONFITTO LA POLIOMIELITE CON SCIENZA, IMPEGNO E SOLIDARIETA’

Il 25 agosto 2020 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) dichiara l’Africa ufficialmente libera dal poliovirus selvaggio. Un traguardo significativo, frutto di decenni di sforzi per combattere una malattia che ha provocato migliaia di morti e casi di paralisi e deformazioni tra i bambini del continente.

All’inizio del 1900 la poliomielite era una delle malattie infantili più temute, per la quale non esisteva ancora nessuna cura disponibile. Si presentava con epidemie regolari in Nord America e in Europa, motivo per cui c’era la convinzione che colpisse solo i paesi industrializzati.

Eppure, nel 1918 viene dichiarata la prima epidemia di in Sudafrica e solo negli anni ‘50, la poliomielite viene riconosciuta come una malattia endemica anche nei paesi a basso reddito.

Nella seconda metà del secolo scorso, si stima che circa 600.000 persone siano rimaste paralizzate ogni anno in tutto il mondo a causa del poliovirus.

Grazie allo sviluppo e alla diffusione del vaccino antipolio in tutti i paesi industrializzati si è assistito ad un forte calo dell’incidenza della malattia, ma l’attività di immunizzazione ancora a metà degli anni ’70 aveva raggiunto solo pochi paesi africani. Infatti in Africa nel 1974, ogni anno si stimavano ancora 168.000 casi di poliomielite, molti di più di quanto inizialmente sospettato.

Mentre nel 1976 viene istituito l’Expanded Programme of Immunization (EPI) per portare il vaccino ai bambini del mondo e in Sudafrica si aprono i laboratori della Poliomyelitis Research Foundation, tre anni dopo, grazie ad ampie campagne di vaccinazione a livello nazionale, gli Stati Uniti sono stati dichiarati ufficialmente polio-free.

Il successo contro la poliomielite negli Stati Uniti e in altri paesi occidentali sottolinea la necessità di un impegno collettivo per eradicare la malattia a livello globale. È così che nel 1985 il Rotary International lancia l’iniziativa “Polio Plus”, un impegno ventennale per la raccolta di fondi destinati all’immunizzazione di massa.

Nel 1988 l’Assemblea Mondiale della Sanità approva una risoluzione per eradicare la polio in tutto il mondo entro il 2000. Viene lanciata così la “Global Polio Eradication Initiative” (GPEI), una delle più grandi iniziative di salute pubblica della storia.

Con circa 75.000 bambini paralizzati ogni anno, i Paesi africani si impegnano a eradicare la polio attuando le strategie di eradicazione. Il GPEI attua enormi investimenti in formazione, infrastrutture e attrezzature per l’immunizzazione, sorveglianza della malattia, gestione dei dati e coordinamento in tutta l’Africa.

Questo impegno è stato rinnovato negli anni, grazie anche all’attivismo di personaggi pubblici e politici di grande risonanza mediatica. Tra questi, Nelson Mandela nel 1996 lancia la campagna “Kick polio out of Africa”.

Grazie alle campagne di immunizzazione effettuate su larga scala, al miglioramento del sistema di sorveglianza, al lavoro di organismi sanitari internazionali, a governi nazionali e locali, a volontari della comunità e associazioni di pazienti sopravvissuti alla malattia, finalmente questo importante traguardo è stato raggiunto anche in Africa.

“È una grande giornata per i miei fratelli e le mie sorelle africane”, ha dichiarato il direttore dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus, “questo è uno dei più grandi risultati della salute pubblica, che dimostra che con la scienza e la solidarietà possiamo sconfiggere i virus e salvare vite umane”.

Nel mezzo della pandemia del coronavirus e mentre la Repubblica Democratica del Congo è alle prese anche con l’epidemia di Ebola, l’annuncio dell’eradicazione della poliomielite è un passo storico.

Eppure, il lavoro non è ancora finito. Questi sforzi devono continuare a impedire il ritorno della poliomielite e a porre fine a tutte le forme di polio sia in Africa che a livello globale.

Fonte: The Gurdian

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