Rispondere ai bisogni e non al potere dei soldi

L’Organizzazione mondiale della Sanità ha riunito in questi giorni a Ginevra una sessione straordinaria del suo Consiglio esecutivo per affrontare un passaggio che possiamo dire storico: la riforma dell’agenzia, resa pressante dalla sua crisi finanziaria. La sessione ha coinciso con l’apertura del G20 a Cannes, dedicato alla crisi finanziaria internazionale, una sovrapposizione che rimanda al nesso fra i due eventi. L’Oms non sta bene. La sua crisi, sotto le mentite spoglie di un deficit che supera i 300 milioni di dollari quest’anno, è una crisi di identità. Di credibilità. Creata per governare la salute pubblica globale e per assicurare il più elevato standard di salute possibile per tutti i cittadini del mondo, fino al 1990 non aveva problemi ad attrarre finanziamenti pubblici. Da almeno 30 anni però l’Oms ha perso il controllo prima delle proprie politiche e poi delle proprie finanze. Oggi più dell’80% delle risorse disponibili proviene da contributi volontari, pubblici e privati, per specifiche attività decise dai donatori, mentre i contributi regolari dei 193 Stati membri rappresentano meno del 20% del budget. Con una percentuale di contributi regolari così risicata, l’Oms non può più decidere autonomamente quali politiche di salute attuare. Il paradosso è che i fondi per la

salute globale sono aumentati molto negli ultimi decenni, dai 5,7 miliardi di dollari del 1990 ai 26,9 nel 2010; ma questi soldi hanno via via cambiato direzione. Si sono allontanati progressivamente dalla funzione politica dell’Oms per essere dirottati verso la miriade di iniziative pubblico-private (ne esistono ormai oltre un centinaio, e toccano tutti i settori della medicina) sorte negli ultimi quindici anni per l’azione trainante della filantropia imprenditoriale e il connesso boom di interventismo sanitario di pochi Paesi donatori indirizzato, tramite questi nuovi soggetti, ad azioni specifiche su singole patologie (in primis Hiv/Aids, malaria e tubercolosi).

Continua a leggere l’articolo di Nicoletta Dentico, Adriano Cattaneo e Chiara Bodini su Il Sole 24 ore – Speciale Sanità – 15/21 novembre 2011

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