SALUTE: QUANDO L’ANTIBIOTICORESISTENZA COLPISCE I DELFINI

All’inizio dell’anno l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha posto l’antibiotico-resistenza tra le dieci minacce per la salute globale nel prossimo futuro.

A pensare ai delfini però sono stati i ricercatori della Florida Atlantic University che hanno dimostrato come l’antibiotico-resistenza stia colpendo in modo significativo anche i mammiferi acquatici, rispecchiando la tendenza osservata nell’uomo.
Nella decade tra il 2003 e il 2015, gli scienziati hanno esaminato gli organismi patogeni da campioni di fluido gastrico e feci dei delfini tursiopi della laguna in Florida.

Dei 733 campioni di 171 delfini analizzati, l’88% è risultato positivo ad un agente patogeno resistente ad almeno un antibiotico.
Tra gli antibiotici con più alta resistenza sono emersi l’eritromicina e la ciprofloxacina, quest’ultima come nell’uomo è più che raddoppiata nel periodo in studio. L’eritromicina è un antibiotico comunemente usato per trattare l’acne, le infezioni alle vie respiratorie e a trasmissione sessuale, tra cui la clamidia e la sifilide. Mentre la ciprofloxacina è comunemente utilizzata per il trattamento delle infezioni delle vie urinarie.

“La resistenza agli antibiotici è uno dei rischi più significativi per la salute pubblica”, ha affermato Gregory Bossart, capo veterinario presso il Georgia Aquarium e coautore dello studio. “All’aumentare della resistenza, diminuisce la probabilità di trattare con successo le infezioni causate da agenti patogeni comuni.”

L’antibiotico-resistenza è il fenomeno per il quale un batterio risulta resistente all’attività di un farmaco antibiotico. Ogni anno negli Stati Uniti, almeno 2 milioni di persone sviluppano un’infezione resistente agli antibiotici, di cui 23.000 muoiono. L’OMS ha avvertito che entro il 2050, 10 milioni di decessi saranno attribuibili a cause direttamente correlate alla resistenza antimicrobica.

L’area in cui si è svolto lo studio è caratterizzata da un’alta densità di abitanti lungo la costa, con scarichi e canali che dagli insediamenti umani sfociano nella laguna.
Quando la popolazione usa, abusa o non smaltisce in modo adeguato gli antibiotici, residui di farmaco entrano nell’ambiente e nei cicli vitali, in questo caso nel mare attraverso gli scarichi delle acque reflue.
Una volta nel mare, gli antibiotici creano una pressione selettiva sui batteri normalmente presenti. I batteri non resistenti muoiono, mentre quelli in grado di sopravvivere si riproducono, creando una super popolazione di agenti patogeni.

E’ davvero ora che ogni persona si senta responsabile delle proprie azioni, consapevole della non individualità, bensì della collettività della nostra esistenza e della nostra salute.

B.F.

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