E-WASTE: IL BUSINESS CRIMINALE DEI RIFIUTI ELETTRONICI E I RISCHI PER LA SALUTE

Roma, 27 settembre 2017 – Ogni anno l’industria elettronica genera circa 41 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici (e-waste).  Inter Press Service news, in seguito ad un’analisi, riporta che con l’aumentare del numero dei consumatori e il ridursi della durata di vita dei dispositivi (obsolescenza programmata) la cifra potrebbe arrivare a 50 milioni di tonnellate quest’anno.

Di tutte queste tonnellate di rifiuti elettronici, il 60-90% – con un valore stimato di quasi 19 miliardi di dollari – viene illegalmente scambiata o smaltita, spesso con il coinvolgimento di bande criminali transnazionali.

L’Africa occidentale è stata segnalata dall’Ufficio delle Nazioni Unite per le droghe e il crimine (UNODC) come la destinazione principale degli e-waste. Alcuni paesi asiatici sono invece i destinatari di milioni di tonnellate di materiali tossici, talvolta come parte dei cosiddetti accordi sul libero commercio con i paesi occidentali. I controlli insufficienti sono un’altra lacuna sfruttata dai criminali, che prima prendono i finanziamenti per un riciclo sicuro e poi riciclano illegalmente.

Secondo il Partenariato Globale sulla gestione dei rifiuti, metodi inadeguati di smaltimento, come la bruciatura all’aria aperta, spesso utilizzata nei paesi in via di sviluppo per recuperare materiali preziosi, hanno pesanti ripercussioni sulla salute umana e sull’ambiente.

“Le emissioni nocive provengono dal piombo dei circuiti o dei tubi a raggi catodici, dal mercurio delle retroilluminazioni a cristalli liquidi (LCD), dal cadmio, dal cromo, dai ritardanti di fiamma bromurati o policlorobifenili (PCB) e causano un accumulo di sostanze chimiche nel suolo, nell’acqua e nel cibo. L’inalazione di fumi tossici provenienti da reagenti come il cianuro o altri acidi forti per estrarre metalli (tra cui rame e oro) provocano problemi di salute”, afferma il Dr. Christian Nellemann, autore della relazione sugli e-waste del Programma sull’ambiente dell’ONU (UNEP).

L’impatto sulla salute, come riportato da diversi studi pubblicati su The Lancet, è ormai tangibile, causando aborti, nascite premature, basso peso alla nascita, malformazioni congenite, disfunzioni e mancato sviluppo della tiroide e disturbi neurocomportamentali. I bambini sono i più suscettibili: essendo in fase di sviluppo, l’esposizione a sostanze tossiche ostacola la normale crescita e può causare danni irreversibili sul sistema nervoso centrale, immunitario, riproduttivo e digerente.

Non potendo più immaginare un mondo senza elettronica, abbiamo l’obbligo di “analizzare il cerchio nella sua completezza, stabilendo sistemi di riciclo e formalizzando e regolamentando i sistemi informali di riciclo”, afferma il dr. Nellemann. “Dobbiamo anche affrontare il significativo coinvolgimento della criminalità organizzata nella gestione dei rifiuti”.

Secondo la ricerca dell’International Resource Panel (IRP), i tassi di riciclo sono stati costantemente bassi, meno di un terzo dei 60 metalli studiati avevano un tasso di riciclo superiore al 50% e 34 erano al di sotto dell’1%. Il miglioramento e la regolamentazione di quest’aspetto sarebbe una preziosa opportunità per ridurre il degrado ambientale e l’impatto sulla salute.  Secondo l’IRP inoltre, i progettisti dovrebbero cercare di creare prodotti fatti di materiali facilmente recuperabili alla fine dell’uso, usando tecnologie green. Saranno vitali anche la creazione di accordi vincolanti sulla classificazione dei rifiuti per impedire il loro scarico nei paesi in via di sviluppo, per combattere la gestione illegale e non sostenibile.

B.A.

Foto: Credit Andrew McConnell/Panos Pictures

 

 

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