ANCHE LE API UTILIZZANO IL DISTANZIAMENTO FISICO DURANTE LE EPIDEMIE

Gli esseri umani hanno usato il distanziamento sociale per combattere le malattie infettive per secoli.

Ma non è prerogativa dell’Homo sapiens, e proprio come la nostra specie anche il mondo naturale ha da sempre introdotto strategie per la propria sopravvivenza. Le api, non sono da meno; durante una epidemia infatti si evitano a vicenda.

Le api solitamente vivono in comunità ordinate che dipendono dalle interazioni sociali. I loro alveari sono divisi in sezioni. La periferia è principalmente utilizzata per immagazzinare il cibo, mentre il nucleo contiene un vivaio costituito da “cellule di covata”, dove crescono le larve. Anche le singole api hanno ruoli ben definiti. Le regine depongono le uova, i fuchi fecondano le regine e le api operaie tendono a prendersi cura della covata, prima di diventare raccoglitori che lasciano l’alveare per cercare cibo.

Sebbene la minaccia più nota per le api sia il calabrone gigante asiatico, che può decapitare rapidamente tutte le api in un alveare, molte più api soccombono ogni anno al minaccioso parassita Varroa destructor, un acaro parassita che si alimenta con le risorse energetiche delle api.

Per diffondersi, la Varroa ha bisogno del contatto tra le parti interne ed esterne dell’alveare. Infatti, entra in una colonia facendo l’autostop su api bottinatrici, ma ha bisogno di raggiungere il vivaio per riprodursi. Una volta raggiunto, infesta le larve le quali successivamente emergono come giovani api, portando con sé i parassiti appena nati in tutto l’alveare e infettando così altre api.

Per determinare come la Varroa modifica il comportamento delle api, un recente studio di Michelina Pusceddu dell’Università di Sassari, in Italia, ha creato sei colonie, metà delle quali sono state infettate dall’acaro in questione. Hanno poi studiato due attività comuni dell’alveare: la “danza dell’oscillazione”, che le api raccoglitrici eseguono per comunicare il sito di una fonte di cibo appena scoperta, e l'”allogrooming”, attività in cui le api puliscono i corpi delle altre da detriti o parassiti.

Le differenze tra le colonie erano impressionanti; le api hanno effettivamente modificato l’uso dello spazio e le interazioni sociali per aumentare il distanziamento sociale. Nel gruppo senza Varroa, le danze dell’agitazione e l’allogrooming si sono verificati entrambi in tutto l’alveare. Al contrario, nelle colonie infette, la maggior parte delle oscillazioni si verificava ai lati dell’ingresso, mantenendo i raccoglitori potenzialmente infetti lontani dalle cellule della covata e l’allogrooming si è concentrato al centro dell’alveare, dove la rimozione dei parassiti ha un impatto maggiore.

Tali cambiamenti hanno probabilmente un costo, proprio come i lockdown nelle colonie umane (alias città), tuttavia, nelle api la selezione naturale sembra aver favorito questo compromesso.

Tatiana Pedrazzi

Fonte: Science;
The Economist

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