COVID-19: ALTRE FACCE DI UNA PANDEMIA

“Le malattie ci assalgono non a caso, ma si sviluppano da piccoli, giornalieri peccati contro natura. Quando la misura è piena, ci sembra che prorompano ad un tratto.”

Ippocrate, 460-377 a.C.

Non è facile in questi giorni, soprattutto da italiani, affrontare la questione della nuova malattia COVID-19 in toni equilibrati, senza farsi prendere dallo sconforto, dal cinismo o dalla paura. Ma come per molti altri aspetti, pensare a livello globale e non individuale può aiutarci a vedere le cose con occhi diversi.

L’epidemia è l’emergere e il rapido diffondersi di una malattia in un territorio più o meno vasto. Mentre nell’antichità le cause venivano attribuite all’azione divina, all’aria malsana e all’influenza degli astri, ora sappiamo che esistono batteri e virus che possono essere trasmessi da un individuo all’altro, o da un animale all’altro, a volte con un “salto di specie” dall’animale all’uomo, e che sono in grado di provocare malattie. Ma ciò che abbiamo imparato, o che dovremmo avere imparato dopo con questa ennesima grande epidemia virale in meno di vent’anni (SARS, aviaria, MERS, H1N1, Ebola), è che l’urbanizzazione e la crescente frequenza e rapidità dei nostri spostamenti e degli spostamenti dei beni di consumo che esigiamo, sono fattori di rischio per lo scatenarsi di un’epidemia. Sappiamo anche che penetrare e alterare habitat naturali, come per esempio prelevare animali selvatici dal loro ambiente naturale e concentrare artificialmente diverse specie in uno spazio limitato crea le condizioni ideali per la trasmissione di zoonosi, malattie trasmesse da una specie animale all’uomo. I virus rappresentano l’entità biologica decisamente più abbondante del pianeta. Nonostante siano “parassiti obbligati” devono necessariamente parassitare altre cellule e distruggerle per sopravvivere e perpetuarsi: è la loro “missione” da un punto di vista evoluzionista. Che anche dai virus, il cui comportamento ci è noto da oltre 100 anni, avremmo da imparare qualcosa?

Secondo uno studio del Centre for Research on Energy and Clean Air (CREA), in Finlandia, le emissioni di carbonio della Cina sarebbero diminuite di almeno 100 milioni di tonnellate nelle prime due settimane di febbraio. Su scala globale si tratta di quasi il 6% in meno di emissioni rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. La rapida diffusione dell’epidemia, con la messa in quarantena di decine di migliaia di persone, ha fatto diminuire la domanda di carbone e petrolio con il conseguente crollo delle emissioni di CO2 del Paese di circa un quarto. Come è noto, le emissioni di CO2 prodotte dall’attività dell’uomo, che ha iniziato a parassitare la Terra circa 200.000 anni fa, costituiscono la principale causa del cambiamento climatico che il Pianeta sta inesorabilmente affrontando. Tra le più importanti conseguenze del cambiamento climatico ci sono proprio le epidemie, dovute all’alterazione di ecosistemi naturali e alla sovrappopolazione umana del Pianeta. Dunque, si potrebbe dedurre che l’epidemia, in un  certo qual modo, sta contribuendo a contrastare, secondo leggi naturali e solo parzialmente prevedibili e controllabili dall’uomo, una delle cause che l’ha generata.

Quando non si parla di salute, l’ossessione dei nostri canali comunicativi si concentra sul danno economico che questa epidemia, ora ufficialmente descritta come pandemia, creerà alle nostre società. Uno studio pubblicato su Lancet nel 2018 ha dimostrato come il vantaggio economico dei benefici in salute derivanti da un’efficace lotta al cambiamento climatico ci consentirebbe di risparmiare migliaia di miliardi di dollari a livello globale. Quindi, come comunità umana stare chiusi in casa ci fa stare economicamente meglio o peggio? 

Se da un lato l’epidemia porta con sé il dramma di morti premature, paradossalmente contribuisce ad evitarne altre: ad esempio quelle da inquinamento atmosferico o da incidenti stradali; e chissà forse anche alla riduzione di crimini o alle conseguenze del consumo di alcol e altre sostanze tra i giovani.

Dal punto di vista scientifico, l’epidemia di COVID-19 ha accelerato la ricerca e lo sviluppo di medicinali, terapie e gestione e possibili vaccini antivirali. Ciò è accaduto anche nelle precedenti epidemie di SARS e MERS, ma ora la spinta è maggiore, a causa della dimensione del fenomeno. L’intero sequenziamento dei genomi del virus SarS-Cov-2 sono stati completati in meno di 3 mesi dall’insorgenza dell’epidemia, in meno di un mese dall’arrivo dei primi casi in Italia. La  campagna per la prevenzione igienica delle infezioni sta diventando sistematica e mondiale e c’è da sperare che contribuirà ad un cambiamento dei comportamenti igienici oltre la fine della pandemia; tali comportamenti saranno inoltre d’aiuto per prevenire altri importanti malattie come la polmonite, che rivestono ancora una importante causa di morte in Paesi meno ricchi del nostro.

Forse superfluo, ma indispensabile sottolineare come, inoltre, si stia verificando un potenziamento delle tecnologie che migliorano la comunicazione online, dalle riunioni realizzate in teleconferenza  ai seminari tramite Webinar, alle lezioni a distanza a tutti i livelli scolastici fino ai corsi universitari. Molte aziende scoprono cosa significhi smart working. Quante delle procedure potrebbero essere svolte a distanza, evitando di usare l’automobile per raggiungere le interminabili code di uffici spesso molto distanti?

Allo stesso tempo si sta dando spazio a nuova creatività, e alla salutare riscoperta del tempo per alimentare lo spirito. Se il distanziamento sociale riduce inevitabilmente le opportunità di incontri, #iorestoacasa potrebbe essere una grande opportunità per dare nuova vita alle relazioni familiari e rivolgere un pensiero a quanti a casa non possono restare, magari perché una casa non ce l’hanno o perché l’hanno dovuta lasciare senza trovare rifugio.

La pandemia ci mette di fronte all’essenza della globalizzazione: l’interconnessione. Ma dovrebbe anche illuminarci sulle conseguenze della globalizzazione di un modello sociale ed economico non sostenibile. Forse, prima di ricominciare a correre e crescere senza fine appena l’epidemia sarà solo un brutto ricordo, sarà conveniente iniziare fin d’ora a pensare come rallentare, ridurre i consumi, rispettare la vita sul pianeta, restituire dignità  a quanti sono stati esclusi da ogni progresso umano. In una parola, ripensare la società globalizzata.  

Guardare avanti non significa guardare a “quando tutto questo sará finito”, ma a “come sará cambiato” il nostro nostro mondo dopo tutto questo.

Venezia ai tempi del Coronavirus

Carlo Cerini

https://www.snpambiente.it/2020/03/07/la-lezione-di-covid-19-sul-clima/

https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736%2818%2932594-7/fulltext

https://www.millenniumassessment.org/en/index.html

Analysis: Coronavirus has temporarily reduced China’s CO2 emissions by a quarter

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