DISPARITA’ DI GENERE: SÌ, NE PARLIAMO ANCORA

Tra i numerosi effettivi collaterali della pandemia da Covid-19 ve n’è uno che spesso tende ad essere sottaciuto: l’aumento del divario di genere in molti ambiti della società quali economia, politica, educazione e salute.

Contestualmente all’inizio della pandemia e dopo la successiva propagazione del virus, si è assistito ad un ampliamento delle disparità tra i sessi, ravvisabile soprattutto in ambito economico, che ha reso la cosiddetta “she – cession” una realtà.

Lo dimostra chiaramente il “Global Gender Gap Report” stilato nell’ambito del World Economic Forum che evidenzia come il Covid-19 abbia allungato notevolmente i tempi necessari per raggiungere la parità di genere a livello globale.

Tenendo in considerazione i quattro ambiti di analisi del report (politico, economico, educativo e sanitario), affinchè il divario di genere si riduca al punto tale da favorire una condizione di parità, ad oggi sono necessari 135.6 anni, contro i 99.5 ipotizzati dal precedente rapporto.

Se complessivamente a livello globale il completo radicamento del gender gap appare ancora molto lontano, nella classifica stilata dal World Economic Forum emerge come a livello nazionale vi sono Paesi virtuosi come Islanda, Finlandia e Norvegia (i quali occupano le prime tre posizioni), la cui guida è affidata a premier donne.

Dopo un anno di pandemia, emerge il balzo registrato dall’Italia, che è salita di 13 posizioni rispetto al report dell’anno scorso, arrivando al 63° posto su 156 Paesi. La spinta è stata data dalla politica, dove risultiamo al 33esimo posto per le donne nell’esecutivo (34% di presenze femminili nell’ultimo governo).

Ma tolto la realtà ci spinge a guardare ai dati complessivi: l’Italia rimane un paese a basso tasso di occupazione, dove a lavorare è meno di una donna su due; dove le donne sono soggetta ad un’alta percentuale di contratti part-time (49,8%). Le conseguenze dirette sono una significativa differenza salariale (che varia dal 5,6% al 12%) e una bassa possibilità di carriera, dove solo il 28% dei manager sono donna.

«Il report conferma che l’allarme sul “rischio diseguaglianze” della crisi Covid è fondatissimo. Le donne perdono il lavoro più degli uomini, e quindi arretrano nel reddito e nel benessere. Tutti i Paesi, e l’Italia per prima, devono tenere conto di questo dato nelle misure di sostegno e negli interventi per la ripresa», afferma la Ministra Mara Carfagna al Sole 24 Ore.

Rielaborato dall’articolo redatto il 31 marzo 2021 da M. D’Ascenzo sul quotidiano “Il Sole 24 ore” dal titolo: “Gender gap, l’Italia sale al 63° posto ma resta tra i peggiori in Europa” (https://www.ilsole24ore.com/art/gender-gap-l-italia-sale-63-posto-ma-resta-i-peggiori-europa-ADyXOCUB)

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