HIV/AIDS: IN AFRICA OCCIDENTALE E CENTRALE L’80% DEI BAMBINI SENZA TERAPIA ADEGUATA

14 dicembre 2017 – Come riportato in un recente articolo del sito UN News, l’AIDS continua costituire un serio problema per le giovani generazioni che vivono in Africa occidentale e centrale: quattro bambini su cinque affetti dalla patologia infatti non ricevono il corretto trattamento medico con farmaci antiretrovirali e i decessi connessi all’AIDS tra gli adolescenti di età compresa tra i quindici e i diciannove anni è in aumento.
Secondo l’UNICEF l’Africa occidentale e centrale ha il triste di primato di avere il più basso tasso di copertura e trattamento con farmaci antiretrovirali del mondo: nel 2016 solo il 21% dei bambini della fascia d’età 0-14 anni che convivono con la patologia ha assunto la terapia antiretrovirale, contro il 43% a livello globale. A cosa è imputabile tale situazione? Sembra che la causa principale sia riconducibile alla limitata capacità di molti paesi di garantire l’esecuzione dei test necessari per fare una diagnosi precoce di HIV.
La situazione non è migliore negli adolescenti: il numero annuale di nuovi casi di infezione da HIV tra gli adolescenti della fascia d’età 15-19 anni supera di gran lunga quello dei bambini di età compresa tra 0 e 14 anni. Le nuove infezioni avvengono per la maggior parte dei casi attraverso rapporti sessuali non protetti molto frequenti tra le ragazze adolescenti.
Nella sua relazione stilata l’UNICEF mette in guardia i paesi africani: in prospettiva al crescere della percentuale della popolazione giovanile potrebbe crescere di gran lunga il numero di bambini e adolescenti affetto da HIV, specialmente nella Repubblica democratica del Congo (RDC) e in Nigeria, a meno che non migliori drasticamente la risposta all’HIV consistente negli interventi di prevenzione e trattamento.
Quali strategie quindi si potrebbero mette in atto? Nella relazione si menzionano le seguenti linee di azione chiave al fine di consentire ai paesi di accelerare gli sforzi per frenare il propagarsi della malattia: garanzia di una risposta differenziata alla patologia adattabile a seconda dei singoli contesti locali e comunità, promozione di una logica di integrazione dei servizi sociali, sanitari ed educativi, attribuzione degli interventi alla governance locale, previsione di lavori con le singole famiglie utile per ridurre lo stigma e favorire l’accesso alla prevenzione e al trattamento, promozione di investimenti per disporre di strumenti all’avanguardia di diagnosi, test e profilassi.
Ciò che deve essere fatto dunque è mettere in atto tali strategie: “I principali leader politici hanno approvato un piano detto Catch-Up che mira a triplicare il numero di persone che accedono al trattamento della patologia – compresi i bambini – entro la fine del 2018; problema chiave è ora quello di accelerarne l’attuazione”, ha detto Luiz Loures, il Vice Direttore Esecutivo del Programma congiunto delle Nazioni Unite sull’HIV/AIDS (UNAIDS).

LG

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