I CASI GLOBALI DI DEMENZA POTREBBERO TRIPLICARE ENTRO IL 2030

Secondo un recente studio statunitense pubblicato da Lancet Public Health Journal, i casi di demenza nei prossimi trent’anni triplicheranno raggiungendo la soglia dei 153 milioni entro il 2050 (con casi negli Stati Uniti in aumento da 5,2 milioni a 10,5 milioni), a fronte dei 57 milioni rilevati nel 2019. Si tratta di una prospettiva per nulla rassicurante quella delineata nello studio coordinato dalla dott.ssa Emma Nichols, dell’Institute for Health Metrics and Evaluation dell’Università di Washington, condotto prendendo in esame 195 Paesi adottando un nuovo modello matematico che permette di effettuare previsioni accurate della diffusione della demenza su scala sia globale, sia nazionale.
I casi di demenza aumenteranno in ogni Paese del mondo, benchè a velocità e livelli tra loro diversificati: si prevede che nei Paesi considerati ad alto reddito come quelli dell’Asia- Pacifico l’aumento sarà pressochè contenuto. Del tutto diverso invece il quadro prospettato per alcune regioni del mondo ritenute a basso reddito, nelle quali l’incidenza sarà davvero notevole: in Nord Africa e nel Medio Oriente si prevede una crescita del 367%, seguiti dall’Africa sub-sahariana orientale (+357%).

Settima causa di morte in tutto il mondo, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la demenza, nelle molteplici fattispecie in cui può manifestarsi (demenza vascolare, demenza da Alzheimer, per citarne alcune), porta con sé dei costi davvero elevati, sia personali (contribuendo a determinare una condizione di disabilità significativa nelle persone anziane), sia a livello sanitario e socio-economico, motivo per cui le previsioni sul suo aumento rappresentano una minaccia importante per la tenuta e la capacità di risposta dei sistemi socio-sanitari attuali.
Alla luce di quanto fin qui brevemente esposto ci si può chiedere quali strategie si possa mettere in campo per frenare (o quantomeno rallentare) tale imponente crescita. Secondo il parere degli esperti, investire nella prevenzione del fenomeno, agendo su quelli che si considerano i tre principali fattori di rischio ad esso correlati quali fumo, obesità, alto livello glicemico, costituisce lo strumento operativo ad oggi più efficace: l’intervento sul fronte preventivo permetterebbe infatti di limitare la prevalenza potenziale di circa 6,2 milioni di casi.

di Lucrezia Gondini

Fonte: ABC News

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