NUOVI E ANTICHI VIRUS DALLO SCIOGLIMENTO DEI GHIACCIAI: NO, NON E’ UN FILM DI STEVEN SPIELBERG

Esiste una regione della Siberia, la Yacutia, in cui lo scioglimento del permafrost è diventato così drammatico da far riemergere in superficie reperti di animali portatori di nuovi e antichi virus.

Nel 2016, il batterio dell’antrace – probabilmente riemerso dalla carcassa di una renna rimasta intrappolata nel ghiaccio – fu responsabile della morte di un bambino. Non solo, tracce di DNA del virus del vaiolo e della spagnola furono trovate in dei ceppi di mammut congelato. Nel 2012, diversi studi sono stati condotti proprio sull’antrace, un’infezione che sebbene si manifesti con maggiore probabilità negli erbivori, può colpire anche gli esseri umani poiché le spore del batterio che la provocano, il Bacillus anthracis, possono sopravvivere nell’ambiente per 60-70 anni e nel permafrost anche di più. Le indagini condotte hanno rivelato che la velocità con cui i ghiacci si stanno sciogliendo provocherà il rilascio di spore di antrace dai 13000 siti di sepoltura delle epidemie passate con il rischio di consistenti ritorni epidemiologici tra gli esseri umani che entreranno in contatto con le carcasse di animali infetti (Revich, et al. 2012).

Solo due anni dopo, quattro nuove specie di virus giganti sono state scoperte in campioni di permafrost di 30000 anni; mentre il recentissimo studio del 7 gennaio 2020 – condotto da un team di ricercatori statunitensi – ha permesso di indentificare 33 virus, di cui 28 sconosciuti, nelle carote di ghiaccio prelevate dalla calotta glaciale di Guliya, nell’altopiano tibetano nordoccidentale. Le analisi e le ricerche condotte validano l’ipotesi secondo cui i ghiacciai di tutto il mondo sono il luogo perfetto in cui virus e batteri possono rimanere in vita per migliaia di anni (Zhong, et al. 2020), pronti per essere rilasciati da antichi strati di permafrost esposti a scongelamento o ad estrazioni e trivellazioni che sottopongono le risorse minerarie e le riserve petrolifere a forti pressioni.

La possibilità che nuove pandemie possano avere origine dalla fuoriuscita di nuovi patogeni rimasti intrappolati nei ghiacci per un lunghissimo periodo di tempo è piuttosto realistica, specie se si considera che la combinazione dei fattori sopracitati accelera i tempi di fusione dei ghiacciai, rendendo urgente l’esaminazione sia dei virus in prossimità della superficie sia di quelli intrappolati in strati di permafrost più antichi e profondi (Legendre, et al. 2014). Si assisterebbe a conseguenze inaspettate poiché, trattandosi di patogeni del tutto sconosciuti o che hanno causato epidemie globali in passato, la medicina moderna non disporrebbe di studi recenti sui quali basare eventuali cure e vaccini (Granziero 2021). Questo aspetto rimanda ad un elemento essenziale e ancora troppo poco considerato: in un momento storico in cui si assiste alla rapida corsa ai vaccini, intesa come l’unica strada percorribile per sconfiggere le epidemie (nel caso di specie quella di Covid -19), è necessario introdurre e diffondere con forza il concetto secondo il quale un approccio esclusivamente biomedico non è sufficiente. I vaccini sono un’importate e fondamentale misura di mitigazione delle pandemie e uno dei principali strumenti di salute pubblica che disponiamo, ma non impediscono l’insorgenza di ulteriori infezioni potenzialmente più acute e pericolose.

Ma non basta. Ciò di cui abbiamo veramente bisogno sono la prevenzione e la capacità di riconoscere che gli eventi sono interconnessi tra loro. Pandemie e cambiamenti climatici sono due fenomeni paralleli con determinanti comuni, ma anche con potenziali soluzioni comuni. Questa consapevolezza può essere la chiave di volta, poiché porre un freno alla crisi climatica vuol dire apportare degli enormi benefici anche in termini di salute.

di Carmen Storino

Riferimenti

Granziero S., (2021), “Lo scioglimento dei ghiacciai è più pericoloso del coronavirus. ma non ne parla nessuno”, The Vision, https://thevision.com/habitat/ghiacciai-virus

Legendre M., et al. (2014), “Thirty-thousand-year-old distant relative of giant icosahedral DNA viruses with a pandoravirus morphology”, PNAS, https://doi.org/10.1073/pnas.1320670111

Revich B., Tokarevich N., Parkinson A. J. (2012), “Climate change and zoonotic infections in the Russian Arctic”, International Journal of Circumpolar Health, Vol. 71, n. 1, https://www.tandfonline.com/doi/full/10.3402/ijch.v71i0.18792

Zhong Z. P., et al., (2020), “Glacier ice archives fifteen-thousand-year-old viruses”, bioRxiv, https://doi.org/10.1101/2020.01.03.894675

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