L’IMPATTO ECOLOGICO ED UMANO DEI SOSTITUTI DEL LATTE MATERNO

L’allattamento al seno ha molteplici benefici per le donne ed i bambini, poiché rappresenta uno tra gli strumenti più efficaci per promuovere la salute materno-infantile e ridurre la morbilità e mortalità infantile sotto i 5 anni.

Nonostante siano ormai risaputi i suoi benefici anche a lungo termine, come la prevenzione del cancro alla mammella e dell’obesità per le madri, la prevenzione del diabete e dell’obesità infantile e la promozione dello sviluppo cognitivo dei bambini, e sebbene l’allattamento esclusivo al seno sia raccomandato per i primi sei mesi di vita, solo il 41% dei bambini con meno di sei mesi viene allattato esclusivamente con latte materno.

Una molteplicità di componenti socio-culturali, storiche ed economiche influisce sulla scelta delle madri di iniziare e continuare l’allattamento al seno.

Uno tra i fattori più influenti sull’allattamento al seno è la commercializzazione dei sostituti del latte materno, più comunemente conosciuti come latte “artificiale”. La maggior parte di questi prodotti deriva dal latte bovino a cui sono successivamente aggiunti carboidrati come lattosio o glucosio, proteine del siero del latte, olii vegetali contenenti acidi grassi insaturi, vitamine e minerali.

L’intero processo industriale di produzione dei sostituti del latte materno ha un impatto ecologico non indifferente. Infatti, la preparazione di 1 kg di latte in polvere consuma 4800 litri di acqua e genera 2.8 kg di CO2 equivalenti, pari alla quantità emessa da un’auto di piccola cilindrata che percorre 28 km. Purtroppo, l’impatto ecologico dei sostituti del latte materno non si limita solo alle emissioni di gas serra ma contribuisce anche al riscaldamento globale, alla perdita di biodiversità, alla deforestazione, all’utilizzo di energie non rinnovabili o limitate, ad esempio acqua, suolo e combustibili fossili. Si devono inoltre considerare l’inquinamento del suolo e delle acque, il sovra-sfruttamento massiccio dei terreni e le conseguenze dell’uso di fertilizzanti artificiali e pesticidi nelle coltivazioni destinate all’alimentazione bovina o all’estrazione di olii.

All’impronta ecologica dell’intero processo di produzione deve essere affiancata quella della fabbricazione di prodotti associati quali lattine e contenitori per confezionare la formula, biberon e tettarelle di plastica, etichette e stampe per il commercio e la distribuzione, sterilizzatori per i biberon e infine l’energia per sterilizzare l’acqua per la loro preparazione. Non esiste una stima a livello globale che tenga conto delle emissioni di gas serra dell’intero processo produttivo e distributivo ma sono state studiate alcune delle sue componenti. Ad esempio, la sola operazione di riscaldare l’acqua a 70° è responsabile dell’emissione di oltre 1.5 milioni di kg di CO2 nel Regno Unito, equivalenti a alle emissioni di un’auto di piccola cilindrata per percorrere 15 milioni di chilometri.

Il mercato dei sostituti del latte materno, per lo più in mano ad aziende multinazionali come Nestlé, Danone, RB, Abbott, FrieslandCampina e Kraft Heinz che continuano a violare ripetutamente il Codice internazionale sulla Commercializzazione dei sostituti del latte materno, è in continua crescita (circa +8% a livello globale ogni anno) ed investe per promuovere i suoi prodotti e disincentivare l’allattamento materno una cifra di 40 € per ogni bambino nato al mondo, per un totale di € 5.5 miliardi all’anno.

Ne consegue che la promozione dell’allattamento al seno non è solo un gesto d’amore per i propri bambini e per l’ambiente ma un diritto ed un dovere. I governi non possono più sottostare alle leggi dell’economia ma devono impegnarsi a promuovere la salute ed a garantire il rispetto del Codice internazionale con azioni concrete, risolutive e mirate a garantire un futuro dignitoso per la Terra e l’Umanità.

Fonte: WHO; Ibfanitalia; Connettere

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *