MIGRANTI E COVID-19: I “PONTI” DI INTERSOS

Possiamo dire che la pandemia, soprattutto i suoi effetti secondari, ha colpito tutti, ma ha impattato maggiormente sui gruppi di popolazione più vulnerabili, come i migranti. Siamo quindi di fronte a un’importante occasione per iniziare a ripensare la gestione dell’accoglienza.

Ne costituisce un esempio significativo il progetto sperimentale, predisposto in accordo con il Comune di Roma, dei “centri ponte”, strutture aperte all’isolamento cautelativo di persone candidate all’accoglienza nel circuito SAI (ex SIPROIMI), frutto di una collaborazione di INTERSOS con il Dipartimento per le Politiche Sociali del Comune di Roma e la ASL RM2 (Dipartimento di Prevenzione e UOC Tutela immigrati e stranieri).

Tali centri si configurano quale luogo sicuro dotato di camere singole e servizi privati nei quali poter trascorrere i giorni necessari in attesa di accedere in sicurezza al sistema di accoglienza previo tampone naso-faringeo in ingresso e in uscita.

Oltre ad uno screening medico a ciascun ospite della struttura, è garantito l’orientamento ai servizi e la fornitura di un kit con i materiali informativi relativi al COVID-19 completo di prodotti per l’igiene personale.

Come spiega il dott. Carrozzini, medico di INTERSOS, al momento dell’arrivo degli ospiti in struttura vengono chieste loro informazioni relative al proprio stato di salute così da poter monitorarlo durante la permanenza e, se necessario, ricorrere ai servizi sanitari di competenza.
Contestualmente allo screening medico vengono organizzate delle giornate di formazione riguardanti la gestione e la prevenzione delle infezioni, l’uso corretto dei dispositivi di protezione individuale e le corrette procedure di segnalazioni di casi sospetti o accertati di infezione.

Organizzate per fornire quanto più comfort possibile durante l’isolamento (ciascun centro è dotato di una connessione internet e sono previsti attività e passatempo personali), nelle strutture ponte trovano ospitalità non solo persone richiedenti asilo sussidiario e/o protezione internazionale provenienti da altre strutture di accoglienza, ma anche persone senza fissa dimora o già accolte presso case private, amici o parenti già presenti su territorio nazionale.

A distanza di un anno dall’apertura della prima Struttura Ponte nella zona sud-est della Capitale, seguita dell’istituzione all’inizio del 2021 di casa “Bakhita” (un centro ponte in cui trovano ospitalità famiglie con bambini o donne sole), è possibile fare un primo bilancio in positivo del progetto nel suo complesso: le strutture ponte, quale risultato dell’applicazione di una metodologia di prevenzione della pandemia, rappresentano non solo un efficace strumento di screening e di tutela della salute del singolo e pubblica, ma anche un modello integrato di accoglienza alla persona.


Tratto da: https://www.intersos.org/covid-roma-garantiamo-ingresso-sicuro-sistema-accoglienza/
Foto: Intersos

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