Il 22 settembre 2021 L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha rafforzato le sue linee guida sulla qualità dell’aria per la prima volta dal 2005, al fine di avvicinare sempre di più i paesi di tutto il mondo verso l’energia pulita e prevenire i decessi e le malattie causate dall’inquinamento atmosferico.
Le nuove raccomandazioni sono mirate a nuovi inquinanti, tra cui il particolato e il biossido di azoto, che si trovano nelle emissioni di combustibili fossili.
L’inquinamento atmosferico uccide prematuramente almeno 7 milioni di persone ogni anno.
“Anche a livelli molto bassi, la ricerca ha dimostrato che l’inquinamento atmosferico colpisce tutte le parti del corpo, dall’encefalo, al bambino che cresce nel grembo materno”, ribadisce il direttore generale dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus.
L’organizzazione delle Nazioni Unite spera che queste revisioni incoraggino i 194 paesi membri verso azioni che riducano le emissioni di combustibili fossili, per controllare anche il processo del cambiamento climatico.
Secondo i dati dell’OMS, nel 2019, circa il 90% della popolazione mondiale respirava aria considerata malsana dalle linee guida del 2005; alcuni paesi, come l’India, hanno ancora standard nazionali lontani e più flessibili rispetto alle raccomandazioni OMS del 2005.
Nell’anno 2020 in Unione Europea, alcuni paesi non sono riusciti a mantenere i livelli medi annuali di inquinamento entro i limiti legali, anche con l’arresto dell’industria e dei trasporti a causa della pandemia di coronavirus.
Gli esperti hanno affermato che gli sforzi per ridurre l’inquinamento riducendo l’uso di combustibili fossili fornirebbero un doppio vantaggio, sia nel miglioramento delle condizioni di salute pubblica sia nell’abbattimento delle emissioni che provocano il riscaldamento climatico.
“I due vanno di pari passo”, ha detto Kurt Straif, un ex ricercato re all’OMS e co-direttore del Global Observatory on Pollution al Boston College, “l’implementazione di nuovi processi è estremamente impegnativa, ma ora che ci troviamo nella ripresa post-COVID può risultare un’opportunità irripetibile”.
Le nuove raccomandazioni dell’OMS dimezzano i limiti per il PM 2.5 (particolato inferiore a 2.5 micrometri) il quale è abbastanza piccolo da penetrare in profondità nei polmoni e persino entrare nel flusso sanguigno.
Secondo i nuovi limiti, le concentrazioni medie annue di PM 2.5 non dovrebbero essere superiori a 5 microgrammi per metro cubo, le vecchie raccomandazioni fissavano il limite medio annuo a 10.
Gli scienziati hanno però stabilito che l’esposizione a lungo termine a concentrazioni anche così basse di PM 2.5 ha comunque contribuito a malattie cardiache e polmonari, ed altri impatti negativi sulla salute.
Il livello medio di PM 2.5 in Cina nella prima metà di quest’anno è stato di 34 microgrammi per metro cubo, per Pechino invece era 41, lo stesso dell’anno scorso.
L’OMS ha affermato che “quasi l’80% dei decessi legati al PM 2.5 potrebbe essere evitato nel mondo se gli attuali livelli di inquinamento atmosferico fossero ridotti”.
I più colpiti dall’inquinamento atmosferico sono le persone che vivono nei paesi a basso e medio reddito in quanto dipendono dalla combustione di combustibili fossili per ottenere l’elettricità.
Jonathan Grigg, pediatra e ricercatore presso la Queen Mary University di Londra, sostiene che la popolazione dei paesi a basso e medio reddito sono e saranno quelli che emetteranno meno inquinamento, ma che affrontano ora e in futuro più conseguenze; soddisfare quindi le nuove linee guida non solo migliorerebbe la salute generale, ma potrebbe aiutare anche a ridurre le disuguaglianze in salute.
“Ciò che conta di più è che i governi comincino ad attuare politiche di impatto per ridurre le emissioni inquinanti, come per esempio porre fine agli investimenti per il carbone, per il petrolio e per i gas e dare priorità alla transizione verso l’energia pulita”, ha affermato Aidan Farrow, uno scienziato internazionale di Greenpeace.
Non possiamo più permetterci di mancare di rispetto alle nuove linee guida dell’OMS, dobbiamo preservare il nostro mondo e i suoi abitanti.
Tatiana Pedrazzi, Saluteglobale.it
Fonte: Reuters