EMERGENZA: URAGANO IRMA E HARVEY E LE CONSEGUENZE SULLA SALUTE E IL RUOLO DEI PROFESSIONISTI SANITARI

7 ottobre 2017 – Jeni Miller, direttore del Global Climate and Health Alliance, parla su The BMJ opinion di come le decisioni umane stiano incidendo sull’intensità e sulla frequenza delle tempeste e ne peggiorino le ripercussioni.

Nonostante il cambiamento climatico non possa essere considerato la causa della formazione degli uragani, né del verificarsi di una singola tempesta, ci sono diversi modi in cui ne sta peggiorando le conseguenze.

Come affermato da Clare Nullis, portavoce dell’Organizzazione mondiale meteorologica “è molto probabile che il cambiamento climatico stia causando un aumento della frequenza e dell’intensità delle precipitazioni, bisogna però specificare che non è la causa di cicloni tropicali. Questi ci sono sempre stati. La relazione tra i cambiamenti climatici e la frequenza degli uragani e dei cicloni tropicali non è chiara, c’è ancora molta ricerca da fare”.

Se da un lato bisogna ancora studiare l’impatto del cambiamento climatico su questi eventi catastrofici, ci sono d’altra parte delle certezze che non aiutano a migliorare la situazione.

A giugno il Presidente Trump ha annunciato il ritiro degli Stati Uniti dal patto di Parigi sul cambiamento climatico, proiettando la società globale ad una condanna. Inoltre, il mese scorso, l’amministrazione statunitense ha tagliato i fondi federali per la mitigazione del rischio di catastrofi e attualmente sta spingendo a ridurre molti dei programmi chiave di preparazione a quest’ultime.

Altra certezza sono le conseguenze che gli uragani Harvey e Irma hanno generato.

Con le tempeste ormai passate, le persone stanno affrontando malattie, spostamenti, mancanza di acqua pulita e di accesso ai farmaci.

In Texas, una volta che le acque si saranno ritirate, lasceranno dietro uno strato di fanghi tossici, con un notevole rischio di portare ad un aumento dell’incidenza di malattie respiratorie.

In gran parte dei Caraibi la situazione è ancora più disastrosa, per la mancanza di accesso ai bisogni primari – acqua, cibo, rifugio, medicinali – e la necessità di aiuto umanitario.

Come scrive Jeni Miller sul The BMJ opinion: “noi professionisti della salute abbiamo una responsabilità, in questo momento. Certamente dobbiamo preparare le nostre strutture e i nostri piani di risposta alle catastrofi, ma sappiamo che le decisioni politiche hanno un impatto notevole. Al Global Climate and Health Alliance sappiamo che i medici, gli infermieri, i professionisti della sanità pubblica e le nostre organizzazioni possono fare la differenza nel guidare la politica. Mentre gestiamo le conseguenze dei recenti uragani, dobbiamo promuovere politiche basate sull’evidenza, per affrontare il cambiamento climatico causato dall’uomo”. Conclude affermando “abbiamo il dovere di intervenire per rispondere alle esigenze di coloro che sono stati colpiti dalle catastrofi naturali. Le autorità non possono ignorare il pericolo delle inondazioni, l’innalzamento del livello del mare, il riscaldamento globale, perché, come si è visto anche in questa situazione, non è sufficiente limitarsi ad avere ospedali pronti ad affrontare la situazione o investire soldi per la ricostruzione.”

B.A.

 

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