VACCINAZIONE: BENE GLOBALE INEGUALE

L’approvvigionamento delle dosi di vaccini e la relativa distribuzione alla popolazione di ciascuno Stato ripropongono il divario persistente tra i Paesi ad alto reddito e quelli a basso-medio reddito.

Nonostante il Covid-19 abbia colpito (e lo stia tuttora facendo) indistintamente sia il Nord che il Sud del mondo, quando si parla del modo in cui affrontare la pandemia il livello di sviluppo di ciascuno Stato ritorna ad avere un ruolo determinante nell’accesso alle cure, alla risposta sanitaria, al rifornimento di strumenti medicali, dispositivi di sicurezza, nonché di vaccini e conseguentemente nella propagazione del virus.
Lo dimostrano le diverse tempistiche seguite dai Paesi ad alto reddito e da quelli a basso reddito nel provvedere all’ordine (o sarebbe meglio dire pre-ordine) delle dosi vaccinali: diversamente da Paesi come Stati Uniti e Regno Unito, i quali nel 2020, a distanza di pochi mesi dallo scoppio della pandemia avevano già stipulato accordi commerciali con i produttori di farmaci attraverso pre-ordinazioni, i Paesi a basso reddito hanno cominciato a prenotare le dosi di vaccino necessarie per immunizzare la popolazione solo otto mesi dopo, a gennaio 2021. Ne deriva che al 30 marzo 2021, l’86% delle fiale di vaccino prodotte sono state destinate esclusivamente agli Stati ad alto reddito, a fronte del solo 0,1% di dosi consegnate ai Paesi a basso reddito.

Ci sono Paesi che non solo hanno già acquistato le dosi necessarie per vaccinare tutta la loro popolazione, ma addirittura in eccesso.

“Vaccinare la sola popolazione statunitense non basterà a mettere fine a questa pandemia, il governo degli Stati Uniti ha la storica opportunità di dare un aiuto per porre fine a questa pandemia in tutto il mondo, trasferendo le dosi in eccesso ai Paesi che ne hanno urgente bisogno.” Le parole della direttrice di Medici senza frontiere USA, Carrie Teicher, sono perentorie, si rivolgono direttamente all’amministrazione Biden e fanno leva sulla necessità impellente di un intervento deciso da parte del leader democratico eletto alle elezioni 2020.
Si unisce alla voce dell’ONG umanitaria la lettera, firmata da 107 premi Nobel e capi di Stato di tutto il pianeta, indirizzata al Presidente.

Il movimento di solidarietà di personaggi di tale portata internazionale nasce dalle inequità nella distribuzione dei vaccini: a fronte del 50% degli statunitensi completamente vaccinati ci sono popoli nel mondo che non hanno ancora ricevuto una singola dose. Di questo passo, i Paesi a basso e medio reddito riceveranno le quantità adeguate di vaccini non prima del 2023, portando a termine le campagne vaccinali nel 2024. In alcuni Paesi, dove MSF è attivamente impegnata, come Iraq, Libano, Yemen e Papua Nuova Guinea i contagi di coronavirus sono in aumento. COVAX ha permesso la prima spedizione dei vaccini, ma non permettono la copertura di tutti gli operatori sanitari. Ad Haiti, in Chad e Tanzania i professionisti che lavorano in prima linea e i pazienti più vulnerabili ad ora non hanno ricevuto neanche una singola dose.

Attualmente l’America di Biden ha a disposizione 1,2 miliardi di dosi, anche considerando di completare la copertura vaccinale per l’intera popolazione USA, rimarrebbero ancora disponibili più di mezzo miliardo di dosi.

Ciò che viene chiesto all’Amministrazione Biden è il coraggio di compiere un atto storico, un gesto di grande solidarietà, quello di sfruttare l’opportunità di rendere la salute un diritto per tutti gli individui del mondo. L’auspicio è che la grande quantità di vaccini inutilizzata per la copertura dei cittadini americani sarà inviata all’iniziativa COVAX permettendo, dunque, che i vaccini siano un bene accessibile a tutti, in modo equo e indiscriminato. Rendere il vaccino un bene comune significa, non solo rispondere all’appello di cooperazione lanciato dalle organizzazioni umanitarie, ma, soprattutto, anticipare l’epilogo della pandemia Covid-19, contrastando lo sviluppo, altrimenti inesorabile, delle variazioni del virus, e conseguentemente consentire la rinascita economica globale.

Va detto che anche se le dosi in eccesso degli Stati Uniti venissero effettivamente rese disponibili al progetto COVAX questo atto isolato non basterebbe a colmare l’ammanco di dosi per tutta la popolazione globale. Indispensabile sarebbe che il Presidente chieda all’Organizzazione Mondiale per il Commercio la deroga del TRIPS, corpo legislativo che regola il diritto alla proprietà intellettuale. Permettere di sospendere il brevetto che vige attualmente sui vaccini implica la possibilità di aumentare la competitività dei loro prezzi e permettere una diffusione capillare delle dosi.

Le persone sieropositive nei Paesi più poveri, vittime dell’inaccessibilità ai farmaci anti-retrovirali per anni, ci hanno insegnato una dolorosa lezione che non possiamo dimenticare. Sottomettersi al TRIPS significa voltare le spalle a quelle dolorose perdite e continuare ad alimentare l’inequità nella salute globale.

L’augurio è quello che il Presidente Biden intraprenda la decisione urgente permettendo che questo momento sia ricordato nella storia come il tempo in cui abbiamo scelto di anteporre ai monopoli commerciali dei pochi, il diritto collettivo alla sicurezza di tutti.

A cura di Francesca Rocca e Lucrezia Gondini

The New York Times: “See How Rich Countries Got to the Front of the Vaccine Line”
DoctorwithoutBorders USA
Internazionale
Letter from heads of States adn Governments and Nobel Laureates to President Biden

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